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CANTO XIX. 221 ^^. Ahi Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre! — 40. E mentr'io gli cantava cotai note, ira coscienzia che '1 mordesse, Forte spingava con ambo le piote. 41. r credo ben ch'ai mio duca piacesse; Con sì contenta labbia sempre atteso Lo suon delle parole vere espresse. 42. Però con ambo le braccia mi prese; E, poi che tutto su mi s'ebbe al petto, Rimontò per la via onde discese; 43. Né si stancò d'avermi a sé ristretto Sì men' portò sovra '1 cohno dell'arco Che dal quarto al quint' argine é tragetto. 44. Quivi soavemente spose il carco, Soave, per lo scoglio sconcio ed erto, Che sarebbe alle capre duro varco. Indi un altro vallon mi fu scoverto. 39 (L) Matre: rau^a — Dote: henì temporali. — Fatre : Silvestro (SL) Ahi [Danie d^^ Monar- chia, lib. (Il: All' ifTiperatore non è lecito scin'irp. r imperio E però ie alcune dignità sono , co «.e oico'io, stale da Cosi ntino alienate . ] — Mi- ire L' Usa 1' \iiuSfo, p iQ .lOiic. era. pur «Italia prosi — Dote. Dice dote poiché rlS^P . arilo (F) Palre Monarch , l-b II: popolo lelice, e le linlia glo'io^a, se queli^ inferniatore del tuo i" perio mai nato non tosse, o l' in'enzione sua pii non gli are^<e 'rr.ni fatto in- ganno. .\iirovp(lib ili : Diclini qui- darn adhuc, quo > Condanimus inp fìiundalus alepr-i tnteice<4une Syl- ve-iiri.. tlnr. XXVll), i«.pe»i' ^eitem, tcilicet Romani , dona il Eccle-i «e , tum mnUis nliis i"ipe,iii 'litjnitali bili .. Coml'in'ifiui aliena- e mm pò ternt aiguit-iteni . nec Ecclesia reri j.e'e ... Ei:cle4'i omnino in'ipo4ia erut ai lemporalin recipiemia : per praeceptum prohibiiimm expreisum, ut habemvi per M dlhaeum. 40. (L) Spingava : guizzava , scal- ciava. — Piote : piante. (SL) Cantava. Mn., IX : Talia jnclantem aicUi , at dira canentem. — Piote F,«zio IV, 4. L' usauo nel Piemonip, fi' animali. 41 (L) Labbia : viso. (Sui £.,>/e.^e Anos.: Coniali- V ira Esp-eae il suo parlare ìF e pie^sc. N'jn amnipzzate ma ShieiiH . e quasi sprunme dal- l'aninria. Virgilio, n. mico dell' ava- rizia e camor dt-H'onore d'Italia, si compiace nniJo sdegno di Dante.

  • 2 (-L) Pe;ò. Quasi in segno d'af- feiio.

43 (L^ Sì: sinché. (-L Sì. Inf , XXIX, t. 10: Sì fu partito.— Colmo. Portarlo fin ol- trn al bisogno è in^l zio 'I' alTetto. 44 (Lt Spose • depose —Indi : di là. (>Li Soae nenie Novellino LX: Ponarione in h> accio molto <oaoe- vienie Vi^ir. : Mi>e la schiera sua snu' e ente. — Spoie Purtr. , XX: S one4i H tuo portalo. — Soaoe. Uvid Am., li, 16 e altrove: Dutce.., onus. (F) Valloti. PIÙ grande ; per- chè di falsi profeti, maghi, indovini, stregoni era abbondanza aque'ienipi.