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«ANTO xvm. 207 16. E quel frustato celar si credette Bassando '1 viso: ma poco gli valse; Ch'io dissi: — Tu che l'occhio a terra gette^ 17. Se le fazion* che porti, non son false, Venedico se' tu Caccianimico. Ma che ti mena a sì pungenti Salse? — 18. Ed egli a me: — Mal volentier lo dico: Ma sforzami la tua chiara favella, Che mi fa sovvenir del mondo antico. 19. r fui cohii che la Ghisola bella Condussi a far la voglia del Marchese, Come che suoni la sconcia novella. 20. E non pur io qui piango, Bolognese; Anzi n'è questo luogo tanto pieno, Che tante lingue non son ora apprese 21. A dicer sipa tra Savena e '1 Reno. E se di ciò vuoi fede e testimonio. Recati a mente il nostro avaro seno. — 16. (SL) Bacando. Mn, , VI: Yix adeo agnovit pavitantem, et dira te- gentem Supplicia.— Gelte. Inf., XVII, l, 21. Dan. , X^ 15 : Dejeci vultum meum ad terram. JEn. , X : Oculos Ratulorum rejicit ariis; XI: octilos dejeda. (F) Celar. I viziosi più vili fuggono ogni conoscenza. Aug. , de Erem. : Per la turpezza del corpo e la nudità confusi vorranno celarsi, e non potranno. — Confusi dejecli- que pudore. 17. (L) Fazion' : fattezze. — ^ Che : chi seducesti e vendesti? (SD Porti. Mn. , IH: Sic ora ferebat. Novellino. Vili: Era di r,o- bili fazioni, e stava con peritosa fac- cia. — Salse. Cosi chiamavasi una angusta valle circondata di grige co- ste senz'alberi, fuori di Porta S. iMam- molo in Bologna , dove punivansi i malfattori, frustavansi i ruffiani e si- mil genie, gettavansi l corpi scomu- nicali. Ed era proverbio infame quel nome. E tuttodì ì contadini chiama- no quel luogo le Sarse. Cosi da geen- na, valle d'Infamia presso Gerusa- lemme ebbe nome l'infernale tormen- to. Parlando a un Bolognese, Dante gli rammenta l supplizii del luogo natio; egli ch'era stato a studiare a Bologna, E però II dannato dice chia- ra la sua favella, che gli ridesta le memorie della patria, e con questo lo muove a dire quel che avrebbe celato. Salse, in Toscana, fanghi vul- canici. 18. (SL) S/'orzawi. Simile nel XXIV dell' Inf. (t. 46). 19. (L) Novella: fama. " - (SL) Ghisola. Sorella di Vene- dico; egli la indusse a servire alle voglie d'Obizzo da Este (detto anche dal Villani semplicemente Marchese), signor di Ferrara. Pare che varia cor- resse di ciò la voce: ma Dante, In odio de' Guelfi Estensi, asseverante- mente l'afferma. E la guelfa Bolo- gna é da lui detta madre di mez- zani feconda, perché avara; e l'ava- rizia è lupa (Purgatorio, XX); e la potestà sacra dagli avari abusata si fa meretrice. — Novella. Albertano: La falsa novella tosto vien meno. 20. (L) Apprese: ammaestrate. (SL) Bolognese. Inf., XVII: Con questi Fiorenlin' son. Padovano. — Apprese. Brunello: Ben appreso di guerra. 21. (L) Sipa: sia. — Tra: fiumi tra' quali è Bologna. — Testimonio: testimonianza. (SL) Sipa. I Bolognesi Io dico-