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196 INFERNO 20. E, com'io riguardando tra lor vegno, In una borsa gialla vidi azzurro, Che di lione avea faccia e contegno. 21. Poi, procedendo di mio sguardo il curro, Vidine un'altra come sangue rossa, Mostrare un'oca bianca più che burro. 22. E un, che d'una scrofa azzurra e grossa Segnato avea lo suo sacchetto bianco, Mi disse: — Che fai tu in questa fossa? 23. Or te ne va. E, perchè se' vivo anco, Sappi che '1 mio vicin Vitaliano Sederà qui dal mio sinistro fianco. 24. Con questi Fiorentin' son, Padovano. Spesse fiate m'intronan gli orecchi, Gridando: « Vegna il cavalier sovrano 25. Che recherà la tasca co' tre becchi! » — Quindi storse la bocca, e di fuor trasse La lingua, come bue che '1 naso lecchi. 26. E io, temendo no '1 più star crucciasse Lui che di poco star m'avea ammonito, Tornami indietro dall'anime lasse. 20. (L) Contegno : atto. (SLi Contegno. Inf.^ IX. Mem- bra femminili avéno e atto. Arme de' Gl^tnfigliazzi fìorent ni. 24. (L^ Cii'ro: co'-ctiio o corso. (SLi Curro. S' us^va Anco in prosa. L'oca, è arme dpgli Ubriachi, nobili d" Fi'finxp, usurai (iMdlespini). 22. (Li Qro'iia: pregna. (-L) Scrofa. Dhì/Iì Scrovlffni. D'una Scioviprni narrasi nel 1306 in- namorato in Padova D mte : fama forse mendace. — Fai Tu che non se' né usuraio, né dannalo. Simile alla domanda di Caronte, di Fiegias, dei diavoli. Lo conosce vivo all'an- dar lib*»ro fra' tormenti. — Fossa. Inf . XXIIl 41. 23. (\j> Vìcin : connlttJidino. (SD Vir.m. ' ntr : Pianga Pi- ifoj I e i ciUadiin peroersi Che per- duV hanno si dolce vicino (da vicus). « Vitaliano. Del Dente, di Padova. — Sinistro. Dunque più reo. (F) Sederà. Anon. : Perchè seg- gono in In, erno? La cagion può es- sere che sede ano anche vivendo e guadactn'ìn o oziosi 2i (L) Snuaao: usnraio. (SL) So 'vano. Inf., XXll: Su- raUier fu unn picciol ma covrano. Gìov;inni Buimonie fiorentino, an- cor vivo nel i300, che poi morì iio- verissimo. \vev.i per insegna in cam- po giallo tre beci'hì neri: e l'atto che segue, è in isuresio de' iHorentinl usurai, ed é appropriato alla viltà di talf^ pf creato. 25 (F) Sforte Is., LVII, 4: Super quem luH^lis? Suoer qaern dilata>tis Ov, et pjeriatii lingnam? 2G (L) No '/ ; <;hH il mio star li più a iung" non cru'r-'inssf^ Virgilio. (SL) Las<e. Fe^<u< in Virsrilio ha sen'^o di dolora: Qnen fessis fi- nem rebus ferat (iEn„ HI).