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CANTO XV. T7^ per leggere di quel Signor. Taccio che il secondo verso consuona a quel che sopra fu detto d' Omero poeta sovrano. Pietà mi giunse, e fai quasi smarrito (1). Vinto dalla pietà di quell’anime , sebbene meritamente dannate, è giustissima locuzione: giunto dalla pietà, quasi par voglia intendere che il Poeta fuggisse da lei. Ben é vero che altrove (2) : Fuggèini, er- rore e giugnémi paura; ma ivi é il contrapposto di fuggire e (Wrag- giungere forse troppo ingegnoso , e che perciò appunto a questa pie- tosa narrazione de' due amanti men si conviene. Graffia gli spirti^ gli ingoja ed isqìiatra (3). lo non so come Cerbero faccia a squartare dopo aver ingoiato; e non so che cosa si facciano gli ingoiati spiriti nel ventre di Cerbero. E durerà quanto il mondo lontana (4). Io leggo molo, ed ecco le mie ragioni. 1.° Dopo aver detto nel mondo dura, dir quanto il mondo , non mi pare conforme alia maniera di Dante, a.*^ Il moto, olire alle idee nobilissime di cr.>azione , dategli da' platonici , da Cicerone, da san Tommaso, comprende anco quella del mondo. 3.° Se Dante invece di moto, poteva com' altri oppongono dire tempo , poteva anco invece di mosse nel primo canto dire creò quelle cose belle, non lo disse però. 4." Lontanare è più proprio al moto che al mondo. ^.° Lontana non é forse qui da prendere come aggettiNO, che Dante non avrebbe forse detto durare lontano. Ma fos- s' anche aggettivo, meglio sarebbe lontana quanto il moto, che quanto il mondo. Lontanare, del resto, é un di que' neutri italiani, a' quali è levato lo strascico del si, come a movere, partire, e cent' altri. Li rami schianta abbatte e porta fuori (5). Io sto per i fiori , perchè cotesto indeterminato portar fuori , è pro- saico ; perchè la lezione di fiori aggiunge una idea; perché i due av- verbi fuori e dinanzi, oltre al suonar male, confondono 1' imagina- zione; perchè vedere i rami portati faori dalla burrasca è imagine moria; vedere i rami abbattuti e i fiori volanti, è imagine vaghissima fra l' orrore. Vorrebbe il signor Parenti nell' Vili del Paradiso leggessimo Rivolsersi alla luce, che promessa Tanto s' avea, e : di' chi siete ? fue La voce mia, di grande affetto impressa . . . (G), in luogo di chi se' tu, che gfi pare suono da bargello e da bolgia, e da pareggiarsi alle busse, «la Dante stesso per bocca dell' ombra cara risponde: Co<l fatta . . . il mondo m' ebbe : e seguita parlando di solo Carlo Martello. Dopo la quale risposta, Dante contento, fatto m' hai lieto, dice. E se il se' tu pare all'erudito modenese suono di bargello, il chi siete, accanto a luce . . . fue, voce, mi sa di femmineo. Nò gli (1)lnf., V. t. 24. ^ (4)Inf., Il, l. 2n. (3) Inf., XXXI, t. 13. (5) Inf., IX, t. U, (3) Inf., VI, t. G. (6) T. i5.