Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/300

1()6 INFERNO 133. Lo mio maestro allora in sulla gota Destra si volse 'ndietro, e riguardommi; -Poi disse: — Bene a-scolta chi la nota. — 34. Né pertanto di men parlando vommi Con ser Brunetto; e dimando chi sono Li suoi compagni più noti e piti sommi. 35. Ed egli a me: — Saper d'alcuno è buono: Degli altri fia laudabile tacerci; Che '1 tempo sana corto a tanto suono. 36. Insomma sappi che tutti fur cherci, E letterati grandi e di gran fama, D'un medesimo peccato al mondo lerci. 37. Priscian sen va con quella turba grama, E Francesco d'Accorso anco; e vedervi, S'avessi avuto di tal tigna brama, 38. Colui potei, che dal servo de' servi Fu trasmutato d'Arno in Bacchigliene, Ove lasciò li mal protesi nervi. contrapposto di quella: come dire, l'ordine delie cose segua la via sua, e gli uomini facciano pure male; io questi non temo, m' assoggetto a quello. Z3.{L)'Ndielro Precedeva. — 5ewe: hai ben badato a' miei detti. (SL) La: Così: Chi la fa, Va- spetfa. Da questi modi famigliari il Poeta del dire illustre non rifugge. — Nota. jEn. , III: Sidera cuncta notat. Peir. : E come intentamente ascolta e nota La lunga istorici delle pene mie. ' (F) Dedra. Parte più fausta. Il Poeta ha semnre riguardo a questi accenni. — 'Ndietro. Lo precedeva sempre (Inf. , IV, XXXIV) solamente nel sangue de' tiranni, il Geniauro va innanzi. — Nota. Dante aveva no- tate le parole di Virgilio: Saperanda owinis fortuna ferendo ex< (j£n., V) e: Durate, et roitnet rebm servate secundis (yEn. I); Dan., Vili, 2G: Visionem signa quia post mullos dies erit. 34. (L) Né : nò lasciò però di par- lare. (SL) Men. Simile al virgiliano (Georg., Il): Nec ininus interea. Aln.j \l: Nec Minus Aìneas... Prouqui- tar lacrimans longe. Né la lodo iì Viigiiio, né le triste predizioni stur- barono il mio desiderio di sapere. — Più. Nel trecento le particelle inten- sive accoppiavansi anco a' superlativi. 33. (L) Suono : dire. (SL) Suono. Inf. , VI : Pose fine al lagrimabil suono. 3G. (L) Cherci: chierici. — Lerci: sudici. (SL) Tatti. La plebe disprez- zata è men lercia per certi vizii squi- siti. Intendi no che fossero cherici insieme e letterati, ma l'uno o l'al- tro : e cherico qui vale uomo colto : letterato, più innanzi /iella .scienza. Que' della masnada di Brunetto erano tutti tali: ce n'era altri poi, come nel seguente canto. — Lette- rati Comprendeva gli scienziati Vili. L?Aterato in ogni scienza. — Lerci. Vive In Toscana, Albert. : Di pec- cato ù lercia. 37. (L) PriiCiàn. Grammatico. (6L) Priscian. Forse simbolo de' pedagoghi che in tal cenere han mala fama. — Accorso. Fiorpntlno, llglio del celebre giureconsulto del medesimo nome professore anch' egli valente, morì nel ì22d. — Tigmu Anco la tigna è prurito. 38. (L) Potei: potevi.— Dal ; papa. — Trasmutalo : di sede vescovile.