Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/272

148 INFERNO. 35. Come l'altre, verrem per nostre spoglie; Ma non, però, ch'alcuna sen rivesta: Che non è giusto aver ciò ch'uom si toglie. 86. Qui le strascineremo: e per la mesta Selva saranno i nostri corpi appesi, Ciascuno al prun dell'ombra sua molesta. — 37. Noi eravamo ancor al tronco attesi, Credendo ch'altro ne volesse dire; Quando noi fummo d'un romor sorpresi, 38. Similemente a colui cho venire Sente '1 porco e la caccia alla sua posta, Ch' ode le bestie, e le frasche stormire. 39. Ed ecco duo dalla sinistra costa, Nudi e graffiati, fuggendo sì forte Che della selva rompiéno ogni rosta, 40. Quel dinnanzi: — Ora accorri, accorri. Morte! E l'altro, a cui pareva tardar troppo. Gridava: — Lano, sì non furo accorte bigentem lato vledit ore fenestram. 37. (L) Attesi : inlenti. L' Ariosto, d' un cignale, men bpne: 38. (L) Forco: cignale. — Caccia: Che col peiio e col grifo e con le cacciatori. — Posta : ove 1' atien- zanne Fa doounque si volge ampie dono. finestre. Più languido il Tasso: Oh (SL) Similmenie. ^eìCoxwhìo. che sanguigna e spaziosa porta Fa — Cflcrta, dei cacciatori, il Manzoni; Vana e 1^' altra spada ovunque giunga ! Vedea sul pian discorrere La ca7- 35. (L) Altre: anime. — Sjwglie: eia affaccendala. corpi. — Si : a. sé. 39. (L) Rnsla : rami e frasche. (SL) C«me. Risponde alla se- (SL) Sinistia. Tengon sempre conda dimanda: Dinne... a sinistra (laf^rno, XIV) — Rom- 36. (L) O'ftb'^a ...•■ anima mole- pièno. Mn.y VII: O^hrì/mqne nioa- sta ai corpo di cui si privò. lem TAnqueìitet cursu rapido: dat (>L) Me<ita. Virgilio, de' suicidi cunttbui ingens Si/tca locuin, et ma- (.En. , vi); Proxima deinde tenent gno ceivt vtrguìta fragore, rnoesti loca. (F) G^ affidi. Soffrono il sup- (P) Appesi. Non dice cosa a plizio d'Atteune (Ov. Met. , ili), il religione contrarla, perciié quella so- <iu;Ue, secondo Pietro di Dante, era spehsione è una specie d'unione, un prodieo che nella caccln consumo Solo intende, che questa singoiar l'aver suo, onde fu detto che i suoi congiunzione farà più grave il tor- proprii cani lo lacerarono, mento, giacché, al dire di s. Ago- 40. (L) Tardar: dalla rabbia del stino citato dall'Ottimo, è bisogno lacerare.— bi:co>i. — Accorte.- pronte, dell' anima continuo ricongiungersi (SL) Imo. Giovane S^^npse. alcorpo. Equi l'Ottimo chiama Dante: Alla battaglia della Pieve del Toppo, allo dottore e tanto cattolico, non di qua d'Arezzo, dove l Senesi fu- solamentedi perfetta lede, ma gran- rono vinti dagli Aretini il H88, an- dissimo maestro di tutte scienze, mas- zichè vivere nella miseria, sopravve- simamente di te»l§gia e di filosofia, nutagli per tua prodigalità, si cacciè (JANtO