Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/231

CANTO X. lOo 16. Poi disse : — Fieramente furo avversi A me, e a' miei primi, e a mia parte ; Sì che per duo fiate gli dispersi. — 17. — S'ei fur cacciati, e' tornar d'ogni parte (Risposi lui) 1' una e l'altra fiata; Ma i vostri non appreser ben quell' arte. — 18. Allor surse alla vista scoperchiata Un'ombra, lungo questa, infino al mento: Credo che s'era inginocchion levata. 19. D'intorno mi guardò, come talento Avesse di veder s'altri era meco; Ma poi che '1 sospecciar fu tutto spento, 20. Piangendo disse: — Se per questo cieco Carcere vai per altezza d' ingegno ; Mio figlio ov'è? e perchè non è teco? — 21. Ed io a lui: — Da me stesso non vegno. Colui ch'attende là, per qui mi mena; Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno. — IG. (L) Miei : antenati. — Parie ghibellina. — Di5p<?rù-in esilio. (3L) A<iver4. 1 masclori di Dan- te furono guelfi ; e guelfo nel <300 egli stesso — Primi. JEa., V(i[ : Virummonimen'apnorurn. — Parte. Oitimo: Queste f^xie pirti si scopri- rono in grande perdizione oellp. ani- me e disfacimeni de' corpi delti no- mini e "elle loro ficultadi. — Pi- spersi. Prima , qnanilo Federico II destò tumulto io Firen/*» ; poi, dono la rotta di MontHoerti (Pelli, pag. 26). 17. (L) Arte di tornare. (SL) Arte G*.' iati a pasqua del 4267 ai venire di Guidoguerra man- datovi da Girlo d' Angiò , nessuno np tornò per allora ; ma taluni nel febbraio del 68 , per intercessione del Legato apostolico (Vili.). Lo sde- gno di Farinata muove Dante, mal- grado la riverenza, ad acerbi rispo- sta. Forse voli' egli rimproverare ai compagni d'esil'O, cti»^ non sapes- sero rla'qnisiare la patria. 18. (L) Vi^t.a: rinesira, apertnri, (SL) Vida Pur^., X : Ai una viita D'un gran palazzo. Gosi fine- stra dal verbo greco che vale appa- rire. — Mento. Farinata , come più forte, sovrasta. 19. (L) Talento: voglia. — Sospec- ciar : sospetto. Poi che vide eh' io era solo con Virgilio. (SL) Tafen'o. Novellino : Aveva talento di oo'-mire. 20 (SL) PianQen-ìo. Dante quasi dimentica il pidre dell'amico suo per pensare allw parole dell'eroe ghi- bpllino. — Cieco .En., VI : Carcere eaeco. Semini : C'eci via. Garo : Cie- che strade Qui l'aUpororia tra^oare. Oit. : Amendue stwHarono in Firen- ze, amendup. amarono per amore.. , amendiie secfuiturono un rolere in QO prnare la repubblica di Firenze. — Figlio Guido . amico di D^nte (Pelli, p. 80, 8i. Vita Nuova). Il Boc- ca 'Vio . di Guido : Alquanto tenea della opinione degli epicurei. .Ma forse confuseli padre c"l fidcMo Vili., Vili, 41 (del figlio): Virtudioso uomo in moUe cose: se non che era troppo tenero e slizzo'io. — Oo'è? R^m- m«nia il divino. Hector xibi est? (/Eq., III). 21. (Fi Farne Guiio non curò l'e- lej^nza d«llj stile e lo studio dfgli antichi cosi come Dante, e ce lo pro- va la canzone : Donna mi prega... guazzabuglio peggio che prosaico; ma in alcune ballate il dire è di