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56 INFERNO FRANCESCA. Guido, il nipote di Francesca, ospite di Dante, non si recò ad offesa questi versi, ne' quali l'odio dell'uccisore e la piota degli uccisi risuona si forte. A questo Guido é una Canzone che credesi di Dante, e non é, sulla mone di Enrico VII. Ospite di Guido pare che l'osse il Poeta nel 1313, quando e' non era per anco Signore; poi dopo il 1318, quan- d'ebbe la signoria di Ravenna con Oslagio da Polenta. Dice il Boccaccio che, Gianciotlo essendo bruttissimo della persona, fu mandalo Paolo a Ravenna, fralel suo, a celebrare le sponsalizie: e Francesca ne invaghi; poi, vistasi moglie allo zoppo, n'ebbe sdegno. Questo varrebbe ad attenuare la colpa degli amanti, e a scusare il Poeta che la narra con tanta pitta. Aggiunge alla pietà il modo della morte, preparata forse con qualche insidia (siccome è da argomentare dal dannar che fa Dante l'uccisore al ghiaccio de' traditori) ; e certo consumata con crudeltà che sarebbe da riprendere, nonché in fratello, in nemico. Finge il marito di partirsi, e li coglie: l'uscio era chiuso dì dentro; Paolo si precipita per iscendere: Ja falda dell'armatura lo ritiene sospeso; la donna apre; Gianciotto va per trafiggere Paolo; ma Francesca interpostasi riceve il primo colpo, l'amante il secondo. Ben- venuto d'Imola dice di Paolo: Uomo corpore pulchcr et poliluSj dedi- tus magis olio quam labori. Nel capo sessanlesimosesto del romanzo del Lancillotto, è narrato come Galeotto, il conciliatore di quell'amore, volesse che la regina Ginevra baci Lancillotto l'amante. La reina vede che il cavaliere non ardisce j e lo prende e lo bacia avanti Galeotto assai lungamente. Questo romanzo fu da Innocenzo IH proibito nel 1313. Singular cosa che Dante in età più severa e in quella parie del poema dove l'anima sua più si leva da terra, nel luogo ove canta di Cacciaguida e di Bea- trice, accenni a cotesto romanzo, e assomigli la donna della sua bea- titudine, il simbolo della scienza teologica, la assomigli non a Gine- vra, ma a quella che tossì al primo fallo di lei. Sia pure quel che l'Ottimo dice, che l'autore fu mollo invescato in amore, e però volen- tieri ne parla: sia pure che negli anni maturi Dante nel Volgare Elo- quio, in massima generale, sentenziasse: Iltud maxime delcctabile quod per pretiosissimum objectum appctitus delectat : hocautem Venus (1). Ma non s'intende come possa egli con Cacciaguida più desiderare quei tempi quando Firenze era sobria e pudica: né so se allusione men de- gna di Beatrice potesse cadere in mente alla vituperata Cìanghella. Il Buti pisano aveva giustamente notato come quell’imprecare a Pisa che Arno annej^hi in lei ogni persona, tante donne e fanciulli e vecchi innocenti, per vendicare la morte de' figliuoli e nepoli innocenti del traditore Ugolino, fosse cosa infernalmente spietata. Il ver^^o che con- chiude quell'altra narrazione Poscia, più che'l dolor polè'l digiuno^ sebbene assai chiaro e da non lasciare a persona di senno imaginare che il padre si fosse mangiati i figliuoli, non è però della bellezza di (1) Lib. II, cap. II.