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CANTO III. 33 43. Quinci non passa mai anima buona: E però, se Caron di te si lagna, Ben puoi saper ornai che'l suo dir suona. — 44. Finito questo, la buia campagna Tremò sì forte, che dello spavento La mente di sudore ancor mi bagna. 45. La terra lagrimosa diede vento, Che balenò una luce vermiglia. La qual mi vinse ciascun sentimento: E caddi come V uom cui sonno piglia. 43. (L) Te: vivo. — /Suona: si- gnifica. (SL) Buona. JEn., Vi: Nulli fas casto scelerahi'Ti. insistere lin,en. •^ Suona Sim.: Qund nomen aonat. 44. (Li Mente: luemoria dello spa- vento aviiio (SL' Tremò. .En., VI: Sub ve- (ìihìis mvqire soium. G'^org , iV: Terque fragor stagnis audilui a- vernis. 43. (SD Lagrimosa. -En., VI) del- l'Inferno): LuQentPi campi. Hor. Carni , I, 21: Bellum lacryniomm (F) Terra C'C, .le Dlv II. 19: Piace agii stoici che gli aneliti biella terra freddi, co ><e si co "•■melino a ihuooe'e siano i renii — Balenò. Fospi qui ac<>nni al falminf' cu'esoe di terra sia noio aszii E'rufJ'^hi, al diro di Seneca. — Sonno: Ma.j VI (dell'iaferno) : Noctis soporce. -O^i^g^SO- L'intonazione del canto è lirica, sebbene non da iscrizione la prima terzina cl)e ampliflca; dotta la se- conda; il forte delU terza é raccolto neiruliimo verso. Q'iesto è del poe- ma forse il primo canto che Dmte abbia scritto: agziuntivi gli filtri due pili tardi; forse il primo mutato più d'una volta Canto oriainale fra le tante imitazioni del Poeta latino Quel che Virgilio stend*^ In un rag- gio di splendida poesia Dante lo rac- coglie in un lampo. I mediocri imi latori annacquano In Virgilio sono le simditudinì dplle foglie che ca- dono e degli uccpiii che s'affolfano vfrso terra; ma Dnnt*» le innova colle imagini del richian.o, e d^l ramo che vede, o, come ^-Itri leggono, rende alla terra le sue spoglie. Ma nuovo in tutto é quel comparare il confondersi delle voci disperate al- l'arena aggirata dal turbine. Quelli cne peccarono di dappocag- gine, sospinti a correre e punzec- chiati; e il sangue loro con le lagri- me é bPiVUto da vermini. Il mesco- larli agli tngeli che non ebbero il coraggio né dell'amore né dell'odio, è concetto da uomo di parte ; che non doveva a que' cattivi confondere Celestino, non foss'altro perchè, per- seguitato da Bonifazio, e' doveva de- stare la compassione di Dante Ma la gentilezza modesta dell'anima al- tera si dimostra i-n quel chinare gli occhi e tacere dopo la risposta di Virgilio alla quarta delle interroga- zioni sue; che a lui stesso ora pa- jono troppo moleste. Dante. Inferno.