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II. AL COMMENTO FATTO DA JACOPO DI FEA FILIPPO DELLA LANA BOLOGNESE ALLA DIVINA COMEDIA dal Codice Laurenziano FI. KC, 115. MJ’d natura delle cose aroniaticlie è questa che molto mag-g’iormente peste che integ-re rendono odore; il grano della senape, integro pare lieve cosa, ma trito tra denti morde il g-usto più fortemente; e cosi la scrittura molte volte, quando è intesa la scorza sola di fuore, non ha sapore, la qiiale se veramente nel vaso della esposizione sarà menata, spanderà de la sua suavità l’odore che ha dentro. Onde spesso colui che ’1 testo solo considera, e non sa il senno de la sua lezione, non s’informa di maestramente, ma con dubitare sè stesso confonde; però che non è sapere la scrittura. solamente ’1 ritenere le parole d’essa, ma di quelle la forza, e la naturale memoria emendare. Adunque con ciò sia cosa che la lettera di questo libro serbi in aperto quello del quale può nutricare li parvuli nientemeno in occulto ritiene quello onde li più alti si esercitino. E perchè le cose pubbliche sono da antemettere alle private, e la comune