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_ 65 — quanti’ io considerava le trasparenti origini di tulli tre domandavo a me stesso perchè non erano stati studiati da persone come un Gozzi, un Perticari, un Monti, critici eccellenti e che ne avrebbero cavato un utile stupendo. Io, nella mia j)ochezza, veggo che qualche cosa farei se avessi per me quel poco che quelli per se avevano e che loro bastava, e a me basterebbe per non pensare che al profondo di queste elurul)razioni. Ma ai loro dì presedevano agli studii uomini che ora non sono, ed erano ancora magnati che si gloriavano di onorar la sapienza. Pure confido che i tempi vengano, senza i quali Italia non può far nulla, e ha gran bisogno di fare se vuole essere quale essere dee, se no perirebbe. La sua stella è suir alzarsi, dunque verranno. Io non sarò, ma altri saranno; e (|uesti benedetti studii scapperanno da mano dell’ignoranza prosontnosa e cattiva e si alfideranno alla nobile scienza morigerata e severa. Noi ammiriamo gli uomini che via via escono dal mondo e ci dogliamo; essi non furono fatti nel vacuo delle nostre scuole. Senza questa vuotezza per cui il passato alla gioventù è nulla, e alle generazioni sempre fu tenuto ammaestramento e scienza, non verrebbero genti straniere ad insegnarci come intendere i nostri padri della civiltà. Io ho sentita per tutti questa vergogna, e senza fare ad esse un processo di critica, ho voluto dare loro, e ai nostri nazionali, un ricordo che faccia rispettata la nostra terra, e la nostra degnila. A pili lunghi studii pili lungo lemj)o si richiedeva che non questo che avevo innanzi dall’inditta della festa; alquanti nuovi aggiunsi ora; sia per segno di diligenza, e le SS. YV. nella loro cortesìa prendano gradendo questi per saggio di quello che vorrei. Ma s’io non accetto in pace la pretensione degli stranieri, non sono così mal veggente che non abbiano cagione e ragione d’insuperbirsi al nostro paragone in veggendo come dagli alti studii si astengano tanti, e tanti si mettano a ciò che non sanno, e per soprammercato i nostri siano sì poco plauditi logorantisi, plauditissimi gli stranieri non letti. Certo è umiliante per chi sa e far vorrebbe, scoraggiante per chi dovrebbe agli alti studii rivolgersi. L’uomo evita le fatiche, più ancora le noie, ma si disanima all’ingratitudine. Gli animi elevati compatiscono o dispregiano ingratitudini e ingrati, e ’6