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— 49 — che riguarda gli Orazii e Curiazii, e avverto qui che l’esemplare deUa traduzione che è alla Laurenziana XXVI, Sin. 2, ha per riscontro solo questo: duos pugillos sive campiones qui simul prcliarent usque ad mortem. Quell’Azia e quella Croazia diversamente scritte ne’ varii Codici, immarginate pare da alcuno e da altri trasportate nel testo, potrebbero non senza frutto non oziosamente occupare un antiquario che fosse altrettanto paziente che il Witte. Attia, Accia e Atta son voci sabine; co, v:a, mv:h osche ed umbre e valgono cox, per parentela, per compagnia, e mezzo; perchè non si potrà ricercare se tre de’ campioni fossero stati dati da un Accia e gii altri da terra a quella parente, o contraria? e che non Croazia ma Coacia $1o Coayia come scrive il Riccardiano) scrivere perciò si dovesse? È forse chiarissimamente storico quel periodo di vita romana? Del resto se Lana sapesse che terra era Croazia si veda al 103 del XXXI del Paradiso. — • E (|uel Dedalo fu di Puglia? — Che cosa direbbe il Witte a chi gli cantasse che Enea fu d’Italia? Quel fu non sempre vale ’ìuicque, ma spesso /’;/ orii/inarii) o di famiuita orifiinaria.; ed Enea venendo in Italia da Troia venne, si direbbe, al suo paese dal quale i suoi vecchi erano partiti. Non permetto che Witte faccia al Lana quel torto che a Virgilio far non vorremmo, se Dedalo fuggendo riparossi a Cuma. — E «juelle Arpie vermi? — Caro signor Witte, ella che ci ha voluto insegnare la miglior lezione di Dante (e dico ha voluto insegnarla a noi poichè il suo coronamento al Poeta è con tante varianti tutto in nostra lingua) avrebbe dovuto ricordarsi che Dante nell’lìifmin Canto VI, v. 22, chiama r/i’an vi’nno il diavolo; nel XXXIV, 108, lo appella rermo reo, ed è per quest’autorità che l’Ariosto si è lasciato andare a dargli di giunta il titolo d’infernale. Dice la favola che le Arpìe nacquero da Nettuno e dalla Terra, si direbbe dall’ac(]ue maroso putrefatte, vermini dunque al naturale che, traslate poi all’imaginario e simbolico, possono esprimere quel tanto di più che si voglia senza mutar nome. E di cotesto basti e veniamo alle voci. Di molte latine italianate non faccio gravame al Lana perchè dovrei farne a tutti i suoi contemporanei e a Dante medesimo che ne abonda; e all’Ottimo, nelle parti lanee, cui si guarda bene dall’accusare. Tuttora oggidì quanto