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INFERNO. — Canto XXXIII. 453

predetta arte fanno bisogno. Sichè chiaro appare ch’elli è possibile a trasmutare questa forma accidentale, e ridurla a solo subtanziale e perfetta: e per consequens si cambia spezie, che s’ello era prima piombo, dopo tal medicina è oro, e però dice lo Filosofo: plumbum est aurum leprosum. Or aviene che alcune fiate lo maestro dell’alchimia per ignoranzia peccherà o in sublimazione o in calcinazione in fusione ecc., eco si non produrrà quello metallo, che ’l vuole alterare, a perfetta forma. E così come averà avuto deficienzia, cosi sarà defettuoso o in ingresso o in malleazione o in colore1. Li quali metalli così artifiziati e non prodotti a perfetta forma, sono appellati sofistici, cioè ch’hanno apparenzia e non sono2. Sichè chiaro appare che nell’arte d’alchimia, può essere fallanzia sì come puote in ciascuna altra arte, e questa è illicita e vietata, e chi la usa si sottomette a vizio di fraudolenzia; e questa così fatta hanno usata nel mondo quelli di chi l’autor nel testo fa menzione.

Può essere similemente nell’alchimia perfetta intenzion d’arte, la quale è stata tutta diretta e drizzata a intenzione perfetta, e prodotta nuova e compiuta spezia; e questa è lecita, e puossi tale metallo vendere per vero e giusto, sì come prova san Tomaso in Secunda Secundæ, questione 77, articolo primo in solutione argumenti.

Puossi commettere ancora fallacia in monete come di contraffare le substanzie3e battere quelle monete d’ariento, overo d’oro, di minore lega, che non è lo consueto ordine, e quello cotale abbia apparenzia d’altro che ’l non è; la quale è pubblica fraudolenzia imperquello che, sicome mostra lo Filosofo nel V dell’Etica, la moneta fu trovata per comune utile e bene delli uomini; e però chi commette in quelle fraudo, commette disordine, e ingiustizia di quello al cui fine ella fue diretta e ordinata. E però concludendo, l’autore intende di quelli trattare nel presente capitolo, che sono stati fraudolenti nel numisma, come che hanno adoperato sofisticamente l’arte dell’alchimia circa le predette monete; e non intende però, sicome è mostrato, che l’arte dell’alchimia drittamente adoperata, che produce vera spezia, sia illicita. Per le autorità sopradette vero è che le cose, le quali sono prodotte dalla natura pur hanno differenzia da quelle che sono prodotte dall’arte e perciò può essere che nella minera acquista lo metallo alcuna vertude specifica, che nell’arte non acquista, e converso. Ed è vero

  1. L’Ottimo ha o in gresso, o in martellatura o in colore. L’Editore non vi intende. Ma qui è in ingresso ecc., ed è appunto quello che egli indovina getto; cioè la sostanza che deve entrare a far ciò ch’egli aspetta.
  2. Qui è un passo: » Li quali sofistici avegnano in prima per ignoranzia e pigrizia dello operatore; si che d’allora inanzi sono alchimisti, de’ quali non tende lo suo intento ad altro fine, se non a produrre tali sofislici che, sembratomi glossema interpolato, ho giudicato buono sottrarre.
  3. Il Cod R. ha la stampa, e il senso non si altera perchè anche si contraffà il conio; così avevo accettato, ma èmmi venuto dubbio che il copista incontrato non capilo il substanzie ove si parlava di moneta scrivesse di suo capo stampa. Il Cod. Di-Bagno, visto poi, sta colla Vindelina.