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448 INFERNO. — Canto XXVIII. Verso 85 a 93


Quel traditor che vede pur con l’uno 85
     E tien la terra, che tal è qui meco,
     Vorrebbe di vedere esser digiuno.
Farà venirli a parlamento seco;
     Poi farà sì, che al vento di Focara
     Non sarà lor mestier voto nè preco.190
Ed io a lui: Dimostrami e dichiara,
     Se vuoi ch’io porti su di te novella,
     Chi è colui dalla veduta amara.


  1. V. 90. Lezione dei tre perugini, e dell’angelico.




viganti mai cosi fatto oltraggio, come fu quello che ricevè quella contrada dal predetto traditore.

V. 85. Qui specifica che elli dovea essere, e dice: che vede pur con l’uno, imperquello che Malatestino avea pur uno occhio.

86. Cioè Arimino. Questo di chi l’autore fa menzione fu Curio romano, il quale al tempo che Pompeio e Cato e li altri romani ribellonno Roma a Cesare, elli confinonno e abandeggiono lui dalla terra, e quelli ch’elli credetteno che fessene amici di Cesaro, che avesseno alcuno podere, sicome ne scrive Lucano nel primo libro. Essendo questo Curio così cacciato, venne ad Arimino, dove era Cesaro, e lì con sue aringhe li fe’ assapere la condizione de’ romani, persuadendolo e confortandolo che adesso andasse a fare oste alla cittade, e chiaro elli la vincerebbe; dicendo: tolle moras, Semper nocuit differre paratis. Per le quali parole cominciò Cesaro a prendere cuore contra li romani, e ad assembiarsi con essi in campo. E perche fu seminatore di questo scandalo, che forse sarebbe tra Cesaro e i romani stato alcuno accordio, si lo punisce l’autore in questa nona bolgia.

Or dice Piero predetto: se costui, che è meco, non fosse ito ad Arimino, elli non sarebbe ora qui, perchè non sarebbe stato cagione di tale scisma.

88. Cioè lo detto traditore farà venirli a parlamentare seco, e tratteralli sì che a loro non bisognerà far prego nè voto per lo vento di Focara, quasi a dire che saranno morti. Focara è uno luogo sopra mare nella Marca tra Pesaro e la Cattolica, in lo qual luogo è spesso di gran fortune, e usano molto li marinari, che si trovano in quello luogo al tempo della fortuna, di pregare Dio e li santi e di fare molti voti. Sichè prelude alli predetti che non li farà mestieri nè votare nè fare preghiera per loro scampo.

91. Poichè ha menzionato di sopra pur per segno lo detto di Curio, qui descende a particolarità, come appar nel testo, e mettelo senza lingua, che così come peccò per parlatura, così è punito per privazione di lingua: e dice nel verso che il fornito Sempre con danno l’attender sofferse.