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442 INFERNO. — Canto XXVIII. Verso 19 a 21

E qual forato suo membro, e qual mozzo
     Mostrasse, d’agguagliar sarebbe nulla 20
     Il modo della nona bolgia sozzo.




così vinta, in tirannico modo più anni la signoreggiò; e fra l’altre affrontazioni fu una, nella quale innumerevole moltitudine di pugliesi vi moriro. E però favellando della gente pugliese, dice: con quella.

V. 15. Qui tocca la quarta, la qual fu che correndo li anni del nostro Signore MCCLXV, ed essendo in Cicilia e in Puglia alcuni rettori, li quali non si formavano bene con li prelati della Cliiesa, fra li quali era lo re Manfredo figliuolo naturale dello imperadore Federigo secondo, e quella signoreggiava. Pensò lo papa e li cardinali di volere tòrre costui di signoria, e mandonno per Carlo, il qual era conte di Provenza fratello del re Lodovico di Francia, e promisonli di farlo re dell’isola di Cicilia, e di coronarlo. A costui piacque tale promessa, misesi a fare suo guarnimento e venne a Roma. Or in quel tempo era stata tra’ romani molta dissensione e briga; venne costui ch’era paliato di santo e di figliuolo di santa Chiesa, sichè i romani lo elesseno suo senatore. Stato da quattro mesi lo re Carlo in Roma, e raunato suo guarnimento d’ogni parte, misesi ad andare verso Cicilia per li luoghi del terreno di Puglia, e passò presso lo fiume di Ceprano, e li trovò gente del re Manfredo, e diviseli e adescò; uno grande gentile uomo, il quale avea gran seguito, lasciò lo re Manfredo, ed andò dallo re Carlo. Udito lo re Manfredo che costui avea rebellato, pensò di mettere lo soperchio a’ fatti, e fece fare comandamento a tutti li suoi sudditi, ch’erano da battaglia, che sotto grande pena elli dovesseno seguire lui a Capoa. Congregato qui grandemente lo re Manfredo il suo esercito, credendo venire alle mani colla gente del re Carlo, il re Carlo se ne andò a lato del ditto fiume fino a Benevento, lo re Manfredo dietro. Quando furono nel piano di Benevento, lìe s’affrontonno; li pugliesi si miseno in fuga, sichè Carlo vinse la battaglia; ma prima per una schiera di balestieri, ed arcadori, ch’avea lo re Manfredo seco, furono moltissimi franceschi e provenzali morti. Ed è appellato quel luogo, dove fu quella battaglia, Ceprano, perchè vi nascono molte cipolle.

16. Cioè in quello luogo funno li pugliesi bugiardi si contra Manfredo come contra la vittoria, perchè funno sconfitti; e fu tanta la tagliata, che ancora per quella contrada è tutta piena d’ossa de’ morti rimasi alla ditta sconfitta.

17. Qui tocca la quinta e ultima battaglia, di che fa menzione in quel capitolo. Della quale è da sapere che Corradino che fu del re Corrado, figliuolo legittimo dello imperadore Federigo predetto, udendo che le amistà dell’avo1 erano malmenate per li pastori della Chiesa in le parti d’Italia, ed essendo spesso compulso e in-

  1. Anche l’Ottimo, che da questo punto copia il Lana, scrive avolo.