Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/439


INFERNO. — Canto XXVII. Verso 80 a 99 435

     Di mia etate, ove ciascun dovrebbe 80
     Calar le vele e raccoglier le sarte,
Ciò che pria mi piaceva, allor m’increbbe;
     E pentuto e confesso mi rendei,
     Ahi miser lasso! e giovato sarebbe.
Lo principe de’ nuovi Farisei 85
     Avendo guerra presso a Laterano,
     E non con Saracin, nè con Giudei;
Che ciascun suo nemico era Cristiano;
     E nessuno era stato a vincer Acri,
     Nè mercatante in terra di Soldano: 90
Nè sommo offizio, nè ordini sacri1
     Guardò in sè, nè in me quel capestro
     Che solca far li cinti suoi piò macri.2
Ma come Costantin chiese Silvestro
     Dentro Siratti a guarir della lebbre, 95
     Così mi chiese questi per maestro
A guarir della sua superba febbre:
     Domandommi consiglio, ed io tacetti,
     Perché le sue parole parvon ebbre.
3


  1. V. 91. Alla mia scelta consentono i Cod. dell’Archig. e i due interi dell’Università bolognese.
  2. V. 93. Seguo il Cod. Cortonese.
  3. V. 99. Parver hanno quasi tutti; il Cod. BF rompe il mal suono di tutti quegli a dandomi bellamente parvono che è anche più del tempo.





e a diletto li fu tutto lo contrario, e lamentando sì, quando dice: Ahi miser lasso!, .soggiunge che li sarebbe giovato, cioè che non sarebbe perduto.

V. 85. Cioè Bonifacio papa avendo guerra con li Colonnesi, li quali sono gentili uomini di Roma e possenti.

87. E non con saracin nè con Giudei, quasi a dire: elli avea guerra con ogni buono cristiano, nè non con quelli cristiani che funno a vincere li saracini in Acri, nè non con quelli cristiani che navicano in le terre vietate dal Soldano, ma con ciascun dritto e fedele cristiano, non guardando allo eccelso offizio del papatico, ch’elli avea, nè alla mia umile disposizione, ch’era fatto religioso, elli mi mandò cercando dov’io era, tutto a simile come mandò cercando Costantino imperatore santo Silvestro per guarir dalla lepra, in che era, che 'l fece cercare dentro a Soratti in una caverna, dove facea penitenzia; e quando fui a lui, elli mi chiese consiglio come potesse sovravincere e distruggere li suoi contrarii.

98. Qui dice lo Conte che, considerando lo pericolo che li incorrea all’anima, se li dèsse quello consiglio, tacette e non li die risposta alcuna, imperciocché bene cognoscette che le sue parole erano ebrie d’ira e di malvolere.