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INFERNO. — Canto XXII. Verso 59 a 81 369

     Ch’io non temerei unghia, nè uncino.
E Libicocco: Troppo avem sofferto, 70
     Disse, e presegli il braccio col runciglio,
     Sì che, stracciando, ne portò un lacerto.
Draghignazzo anch’ei volle dar di piglio1
     Giù dalle gambe; onde il decurio loro
     Si volse intorno intorno con mal piglio. 75
Quand’elli un poco rappaciati foro,
     A lui che ancor mirava sua ferita,
     Dimandò il Duca mio senza dimoro:
Chi fu colui, da cui mala partita
     Di’ che facesti per venire a proda? 80
Ed ei rispose: Fu frate Gomita,


  1. V. 73. Alcuni Cod. hanno anco non anche; altri anco i e questi seguì il Witte; altri anche i che debb’essere anch’ei sicuro e vero appunto perdio quell’anco pare licenza di copista non potendo portare quell’i, che, chi trovollo poi coll’anco, abbandonò.




V. 69. Cosi foss’io ancor, segue lo poema, come appar nel testo.

72. Lacerto, è la polpa che è nel braccio tra la spalla e ’l gomito.

74. Decurio cioè lo capo d’una decina, ch’era Barbariccia

81. Fu frate Gomita. Circa la qual novella è da sapere che anticamente la isola di Sardigna era de’saracini, e per essi abitata, e posseduta. Accompagnonsi genovesi e pisani e propuoseno di conquistar Sardigna, e fenno armata grande e grossa: ebbonla conquistata. Poich’ebbeno scacciati li saracini e sottomessa l’isola a sua signorìa, volsenla partire, e caddeno a cotal patto insieme di dover far d’essa due parti, l’una fosse tutto quello ch’era sovra terra, com’era edificii, case, schiavi e ogni altra roba; l’altra parte fosse pure lo terreno schietto. Cadeno poi, fatte queste parti, in accordio che dei genovesi fosse quello ch’era sovra terra, e dei pisani fosse quel terreno solo. Sichè abreviando la istoria, li genovesi se ne portonno ogni cosa ed eziandio fenno tagliare li boschi e le vigne che suso v’erano. Rimaso a’ pisani lo terreno dell’isola, pensonno di farlo abitare, e feceno grandi avantaggi a qualunque la volesse abitare; e divisene l’isola in quattro parti, ed in ciascuna ordinonno un rettore, il quale dovesse avere custodia e tener ragione nella sua quarta parte, ed appellonno cotale rettore giudice. Fenno in ciascuna di queste quattro parti1 una principale fortezza, nella quale tenea ragione, ed eravi intitolato lo detto rettore. E l’uno è appellato giudice di Gallura, l’altro è appellato giudice d’Alborea, lo terzo è appellato giudice di Logodoro, lo quarto si chiama lo giudice di Callari.

  1. Ha il Cod. Rice 1005. In ciascuno quartero, e il Cod. M. In ciascuna quarta parte.

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