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334 INFERNO, — Canto XIX. Verso 107 a 117

     Quando colei, che siede sopra l’acque, *
     Puttaneggiar co’regi a lui fu vista:
Quella che con le sette teste nacque,
     E dalle diece corna ebbe argomento, 110
     Fin che virtute al suo marito piacque.
Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento:
     E che altro è da voi all’idolatre,
     Se non ch’egli uno, e voi n’orate cento?
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, 115
     Non la tua conversion, ma quella dote
     Che da te prese il primo ricco patre!




gravida, ch’avea nel petto lo sole, e sotto li piedi la luna, e da li piedi di lei procedea un gran fiume d’acqua: partorì questa donna, ed ebbe una bella creatura. Immantinente li fu dinanzi un serpente molto grande, lo quale avea sette teste, de le quali le tre teste aveano due corna per ciascuna, l’altre quattro teste aveano uno corno per ciascuna, sichè questo serpente avea sette teste e dieci corna. Or vide lo Evangelista puttaneggiare ed usare ogni atto disonesto a questa donna colli regi del mondo.

La quale visione hae a significare lo stato della Chiesa. In prima la donna significa li mali pastori, li quali adulterano con li re del mondo, cioè con le ricchezze temporali le spirituali cose e grazie.

Quel figliuolo è l’effetto che di tal reggimento nasce.

Quel serpente hae a significare, per le sette teste le sette virtudi, cioè le tre spirituali e le quattro morali1 e per le dieci corna li dieci comandamenti della legge dati a Moises per reggere lo popolo: e sicom’è contrario l'effetto della Chiesa mal retta del dritto della ditta Chiesa, così nella preditta visione è contrario lo serpente dal figliuolo della predetta donna.

V. 112. Qui descende l'autore in particulari a dire lo peccato dei simoniaci, lo qual si converte in idolatria; e dice: voi v’avete fatto l’oro e l’argento, e le ricchezze temporali vostro Dio, ed a quelle avete dirette tutte vostre operazioni , sichè altra differenzia non è tra voi e li idolatri, se non che li idolatri hanno uno idolo, e voi n’avete cento, cioè ogni denaio è vostro idolo, e adoratelo, e per lui vi pensate avere vita.

115. Qui esclama contra Costantino imperatore. Circa la quale esclamazione è da sapere che al tempo che san Silvestro fu papa, fu uno Costantino imperadore di Roma, lo quale era molto assalito da putrida infermitade, e per consigli di medici naturali non ne potea guarire. Fulli ragionato ch’ell’era una gente ch’erano appellati Cristiani da Cristo crocifisso; fra li quali v’era di si repleti di grazia da quel suo Cristo, ch’aveano possanza di liberare d’ogni malizia. Udito costui questo , incontanente mandò cercando di loro:

  1. La Vind. e la Laur. XC, 115 hanno morali: la R. mortali; la M. le tre teologali e le quattro cardinali; e questa è lezione più giusta.