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INFERNO. — Canto XIX. Verso 32 a 48 320

     Guizzando più che gli altri suoi consorti,
     Diss’io, e cui più rossa fiamma succia?
Ed egli a me: Se tu vuoi ch’io ti porti
     Laggiù per quella ripa che più giace, 35
     Da lui saprai di sè e de’suoi torti.
Ed io: Tanto m’ è bel, quanto a te piace:
     Tu se’signore, e sai chi’ io non mi parto
     Dal tuo volere, e sai quel che si tace.
Allor venimmo in su l’argine quarto; 40
     Volgemmo, e discendemmo a mano stanca
     Laggiù nel fondo foracchiato ed arto,
E il buon Maestro ancor dalla sua anca
     Non mi dipose, sin mi giunse al rotto1
     Di quei che sì pingea con la zanca.2 45
O qual che se, che ’l di su tien di sotto,
     Anima trista, come pal commessa,
     Comincia’io a dir, se puoi, fa motto.


  1. V. 44. Il sin per sinchè mutato in , così è di Cod. varii e del Wille, ma non regge, come si vede.
  2. V 45. Non solamente il Cod. Gaelani, come dice B. Bianchi, ha pingeva, e non come più piangeva, ma eziandio il Cortonese, e altri riferiti dal Witte.




V. 34. Segue il poema e nota ch’elli adovra lo poeta là dove è mestieri, cioè là dove Virgilio scrisse; nell’altre parti si accivisce sè medesimo sin che puote.

36. Cioè chi elli è.

Ivi. Cioè della sua colpa.

46. Qui dice l’autore come parlò al peccatore per lui tra li altri notato, e disse: tu che tieni lo di su di sotto, cioè che hai lo capo di sotto, che è la parte di sopra, e se’piantata come un palo, o trista anima, se tu puoi favellare, parlami. E soggiunge che quand’elli dicea tal domanda, elli stava chino tutto simile come fa lo frate, che ode la confessione dello assassino, il qual per la giustizia temporale è piantato, perchè molte volte aviene che ’l peccatore per speranza o per dimenticanza s’indugia a dire alcuni peccati, finché vede che non può più scampare. E cosi aviene a molti assassini, che s’indugiano a dire alcune colpe infino che hanno lo capo nella fossa, dove son poscia piantati, ed allora il frate li sta presso e chino per udir sua confessione, acciò che loro possa fare assoluzione. Ed altri sono che essendo in quello stato, cioè ch’hanno lo capo nella fossa, richiamano lo frate e dicono alcune parole; e tutta volta lo fanno per cessare, quanto puonno, lo spaventato e la durezza della morte.