Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/330


O Simon mago, o miseri seguaci,
     Che le cose di Dio, che di bontate
     Deono essere spose, voi rapaci *
Per oro e per argento, adulterate;
     Or convien che per voi suoni la tromba, 5
     Perocché nella terza bolgia state.
Già eravamo alla seguente tomba
     Montati, dello scoglio iu quella parte,
     Che appunto sovra mezzo il fosso piomba.
O somma Sapienza, quanta è 1’ arte 10
     Che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,
     E quanto giusto tua virtù comparte!1
Io vidi per le coste e per lo fondo
     Piena la pietra livida di fori
     D’un largo tutti, e ciascuno era tondo. 15


  1. V. 12 Il Cod. Gaet. il Poggiali, i tre perugini portano quanta giustizia; quello dei Filippini di Napoli, i due cortonesi e alcune delle famose stampe quanta giusta; ma giusta vale per giustamente.




V. 1. Qui l’autore esclama contra Simon mago e contra quelli cherici che al presente tempo lo seguinno, dicendo, come appar nel testo, la cagione che li aduce a miseria, cioè a perdizione; dice come le cose di Dio, cioè le cose sagre, prelazioni e autorità, che sono di bontade e di grazia, elli per oro e per argento le adulterano, cioè che per avere mondano, elli le vendeno e comperano l’uno dell’altro.

5. Cioè la tromba poetica che suona in queste rime, convien sonare per voi, quasi a dire: all’ordine di questa comedia voi siete dannati in questa bolgia, dov’è diretto lo presente sermone; e dice tromba al parlare poetico, sicome è in Arrighetto in uno volume che fece, che volendo recitare dell’ovra di Lucano, dice: si tuba Lucani etc.

Or è da sapere che questo peccato è appellato simonia, sicom’è detto, da Simon mago, lo qual Simone fu uno uomo nel tempo che li apostoli repleti dello Spirito santo, andavano per lo mondo predicando lo evangelio santo, sicome lor fu commesso per lo Figliuolo di Dio lor maestro: Ite et predicate etc. Fu lo predetto Simone uno niago, cioè ch’era grande maestro delle arti magiche e diaboliche, e sapea costringere spiriti, avea risposta da loro; ed ancor si facea portare per l’aire da un luogo a un altro a suo piacere. Or udendo