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XVIII.



In questo capitolo intende Dante trattare della pena delli roffiani e ingannatori, li quali si punisceno in la prima e in la seconda bolgia dell’ottavo circolo, siccome è detto in la distinzione di quello in lo cominciamento del XVI. E siconm’è detto da qui in suso si è punita nella colpa, malizia e bestialità ell’è commessa violenta e sforzevolmente, mo punisce quella colpa, malizia e bestialitade che è commessa con fraude e con inganno.

Poscia1) l’ottavo circolo divide in X parti, e sono le parti circolari sicome ha partito di qui in suso li altri giorni e sono sovrapposti alle circumferenzie si come qui appare; ed appella quelle cotali parti bolgie, cioè repostine. E in queste X bolgie punisce universalmente li peccatori, li quali hanno commesso fraude al prossimo, il quale prossimo non ha perciò avuto speranza nè fede di quel fraudolento. In la prima bolgia punisce li ingannatori e roffiani, li quali hanno ingannate donne promettendo ad esse, e non osservandoli la promessa e condotteli a viziosa vita. Falli portar pena delle frustate in per quello che essi come elli non per delettazione carnale l’hanno ingannate, cosi hanno pena da bótte, le quali li stimolano con molti brucciori e corruccioni.

Circa lo qual capitolo è da notare che questo peccato de’roffiani ed ingannatori si commette adulando, cioè in modo di lodare lo fine a che tendeno; lo qual modo non è giusto, nè bello, nè ragionevile. Ed inanzi che noi vegniamo alle singulari particolarità di questo canto, si è da sapere che adulare si può fare e bene e male. Puossi adulare, ed è bene quando uno vuole lodare un bene acciò che sia conosciuto e prendasi da esso esempio; bene eziandìo è quando si adula a fine di consolare il prossimo, sicome quando uno è morto lodarlo, ed in modo di consolazione affermare e persuadere che l’anima sua sia in vita eterna; bene eziandìo per drizzare e mantenere alcuno in buono proposito acciò che sia e si conservi in virtude2). Questre tre maniere di bene si fanno e adovrano per amore di carità sì come virtudi, e sono dirette ad amicizia. Se l’adoperasseno in altra guisa farebbeno peccato, e potrebbe essere in due modi: lo primo modo per vanagloria come farebbe a dire: io faccio credere a questi sicome savio ch’io sono; lo secondo modo per guadagno ch’altri faccia di tale adulazione, e inviarli a mal

  1. Da questo poscia sino a corruccioni era un interposto al Commento dui canto XVI. Non poteva descrivere Malebolgie prima di vederlo.
  2. Qui il R ripete con altre parole questo periodo, tal quale si trova eziandio nel Laur. XC 121. lo lo sopprimo poich’era un vero glossema.