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INFERNO. — Canto XVII. Verso 73 a 85 305


Che recherà la tasca coi tre becchi:1
     Indi storse la faccia, e di fuor trasse *
     La lingua , come bue che il naso lecchi. 75
Ed io, temendo noi più star crucciasse
     Lui che di poco star m’avea ammonito,
     Tornàmi indietro dall’anime lasse.
Trovai lo Duca mio ch’era salito
     Già sulla groppa del fiero animale, 80
     E disse a me: Or sie forte ed ardito.
Omai si scende per sì fatte scale:
      Monta dinanzi, ch’io voglio esser mezzo,
      Sì che la coda non possa far male.
Qual è colui, c’ha sì presso il riprezzo 85


76. Wite Ha Qui distorse la bocca come il Cass. BS, BU, tre per il parmig. del 1373 e quello I, 104 Bg Cavr. il BF. il Land e altri, e com’è nel testo, della Vind. la quale ha poi nel Comm. Qui si torse. Il R. ha Indi storse la faccia e i quattro fiorentini consultati assai Cod., finirono per scrivere Quindi storse la bocca, e così il Foscolo. Provate un po’ a torcer la bocca e leccarvi il naso colla lingua se potete! A me par che il Comm. della Vind. sia il più concordante e quello del R. il più naturale e questo tengo.

più triste, \’itu|ler0s(›, clltlivo con ogni scarsità clic avesse lnlli uomo in lo mondo. E però lo Clìlìllllllll spesso, perchè nello inferno ogni imperfezione li è pel-(lezione c compimento. Il quale nobile uo- mo lia per arnie tre becchi di nibbio gialli nel campo azzurro. V. 7-I. Qui mostra l’uttu che fe’ lo detto padoauo quando Duute si parti dal colloquio, il qual fu si, come la comparazion del testo nota, bestiale a mostrzlr cll’elli fu nel mondo esecutore di bcstizlli costumi. ’79. Qui mostra Dante come è sempre bisogno a voler vivere tuta (I) e custuditlmiente, che l’uomo dee ixllel-porre fra la frau- (le e sè sempre la cognoseibilità e discrezione uniana, acciò che non si riceva danno nè lesione dalla fl-audolenzizi. E erò figurati- vamente si mette Dante che Virgilio el-a mezzo tra :L coda della fraude e la sua persona, c però dice: mrmta dinanzi, etc. 85. Qul vuol mostrare Pautore, seguendo lo poema, come l’uo- mo dee esser timido e spnuroso della fx-:lnde e de lo inganno, lil- cendo una comparazione che elli si smurrì c diventò tremolente tutto a simile come fa quel che aspetta la febbre quartana, ed è appresso l’ ora della sua accessione, come appar nel testo. Ivi. Riprezzu, cioè colrlinciamcnto. (l) lllueslro Galvuno, calligrflfo, copisla, scrillore del Rlecardiano non inlendendo quesln tum scrisse muu aeglu-ulnenze E noln l’ uso ulllieo lli sopprimer mmie al pnmo se si seguono due avrcrlli che di essa si cnnlpullgono, “lì


  1. v. 73. Witte ha la tasca con tre becchi Ma la tasca non avea becchi sibbene il segno dei tre becchi dunque errano egli e il Cassinese e io racconcio colla Vindelina e il Riccardiano.