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286 INFERNO. — Canto XVI. Verso a 124 136

Sempre a quel ver ell’ha faccia di menzogna
     De’ l’uom chiuder le labbra quant’ei puote. 125
     Però che senza colpa fa vergogna;
Ma qui tacer nol posso: e per le note
     Di questa commedia, lettor, ti giuro,
     S’elle non sien di lunga grazia vote.
Ch’io vidi per quell’aer grosso e scuro 130
     Venir notando una figura in suso.
     Meravigliosa ad ogni cor sicuro.
Sì come torna colui che va giuso
     Talora a solver àncora, ch’aggrappa
     scoglio od altro che nel mare è chiuso, 135
Che in su si stende, e da piè si rattrappa.




V. 124. Or qui vuole elli per locum a simili ritrarre lo lettore di non pensare a non redarguire l’autore del nuovo modo di poetare, e però dice che quella veritade, ch’ ha apparenzia di bugìa, si dee sempre tacere al più che si può, in per quello che molte fiate fa vergogna ad altri perchè non è creduto. Circa la quale apparenza è da sapere ch’ell’ enno alcune veritadi ch’hanno anco l’apparenza di vero, sicome tra le virtudi giustizia che è vera ed ha apparenza di vero; ed alcune veritadi che non hanno apparenzia di vero, come l’allegoria che pone l’autore, le quali non sono cognosciute anzi lo loro essere in atto, se non per li savii: altre cose sono ch’hanno apparenza d’essere e non sono quel che paiono, sicome la fraudolenza, che ha in pria apparenza di bene, ed è tutto l’opposito: altre sono che non hanno apparenza e non sono, come tra li vizii omicidio, che nè appare nè è buono.

127. Or vuol dire che quello che ’l dirà è un vero che non ha apparenza, cioè del modo come li apparse un mostro, lo qual si figurava la fraudolenza, e dicelo con scongiuro, come appar nel testo, se Dio li dia grazia che questa comedia si tegna e sia autentica. E dice che vide tal fiera venire dal fondo dell’inferno suso in quel giron dov’era, notando per quell’aire tutto a simile come fa lo palombaro de la nave, quando va sotto acqua, e torna a disciogliere, overo disbrigare l’àncora, descrivendo il modo come venia, distendendo le parti anteriori e raggrappando le parti posteriori.

E qui finisce la sentenza del XVI capitolo.


Nota. Di questo canto l’ Ottimo non ha tolto al Lana cosa che propriamente sia intendibile per sua afatta; ma vi si è condotto come ne’canti VII-IX, e XII. Per codesti ha scorazzato per altri commenti, e dov’ha incontrato il Lana si è accomodato di rimpasto; se no ha seguito quelli che via via gli tornavan meglio, e ne ha presi accozzandoli.