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più distinto discepolo, il Ballarini. Da questo saggio, dopo quelli di maggiore larghezza costì eseguiti e premiati, e già mostri al Pubblico, parmi che si cammini bene all’innanzi così che l’Italia anche nella scilografla non abbia fra non molto a desiderare roba straniera, e se il professore mediti processi maggiori e ne chiegga all’Accademia i fornimenti, io farò istanza perchè ne sia complito. Bene sta che, sì come egli pur vuole, l’incisore non sia un meccanico, ma un artista, perchè sappia tradursi col disegno il concetto della mente, e perchè la mano non osi tradire, ma anzi concorrere a perfezionare, il disegno; bene sta che, essendo le arti del disegno spirate dall’amore del vero e del bello, non siano a questa scuola introdotti, come a santuario di civiltà, che coloro i quali per quello amore vi si spingano, e al guadagno della pecunia non mirino che per adagiarsi nello instituire a sè stessi buon nome, e alla patria onore. Se fallito il maggiore concetto, più tempo avessi avuto, ogni Canto avrebbe almeno avuto un soggetto allegorico alla iniziale; fecesene invece dal De-Maurizi a ogni Cantica, tagliato da altri come non avremmo voluto; oggi a crescimento di decoro, favorente il Ratti medesimo colla sua scuola, nuovamente composte e degnamente incise. Di che ecco il concetto. L’una è per l’Inferno. Re Gapaneo, come in suo vivente sostenne l’ira degli Dei terrestri e intrepido lasciò schiacciarsi anzichè cedere, può essere insegnamento ai deboli d’animo, i quali sono impaccio alla civiltà, e malanno; contro i quali stanno i nobilissimi versi e vigorosi di quel celebratissimo che dava all’ammirazione del mondo colui del quale poteasi dire Si fractus illabatur orbis Impavidum ferient ruinæ. Tanta gloria sui campi di battaglia non equivarranno le virtù dell’animo operatrici colla parola? Tutta la grandezza di Roma e della Italia illustre è dovuta alla parola. Chi la parola persegue, e i liberi parlatori fulmina, è vile tiranno. Bisognerebbero Capanei a salvar le nazioni. Ma non dobbiamo contro i feroci imbestiar l’animo; i tempi bestiali sono corsi, e la temperanza del difendere non deve soverchiare l’offesa. Nel tempo istesso dove l’animo si abbatta, e per incessante offesa infiacchisca, volgiamolo alla contemplazione spirituale del sostanziale vero che tanto a Dio si accosta