Pagina:Commedia - Inferno (Imola).djvu/36

INTHODUZlONfe lungo correr d’anni giacenti e sepolte per penuria de’ poeti, i quali a nostri dì sono più rari della fenice, sebbene la fenice quantunque unica, pure in quell’unica regione a detta de’sommi sapienti si trova, nulla ostante che sia da noi sconosciuta, laddove in questa età ovunque cerchi non si trova pur uno, e costui, il dirò pure, se fosse valente, avrebbe in pronto ampia materia da celebrare, le gesta cioè de’ tuoi maggiori. Ma per compendiare il molto in poche parole, AzzoNE 1 inclito principe allorché visse, bellissimo di persona, e per virtù d’animo eccellente tenne pel primo il principato della città e territorio di Ferrara, protettore egregio dell’antichissima Mantova, che die’ culla a Virgilio, il più chiaro tra i poeti latini; che il reggimento di Verona spontaneamente al medesimo conferito, poscia violentemente, e con frode strappatogli di mano, di giust’ira ardente, montato in sella, ed accesa zuffa, sbaragliato il nemico, con non minor prudenza che valore, la ripigliò, e là die’ fine alle illustri imprese nel tempo stesso e alla vita. Aldobrandino di lui primogenito, magnanimo giovanetto meritossi il titolo del marchesato di Ancona, e trionfando dei nemici della Chiesa fu spento sul più bel fiore di vita, onorata fama di virtù, e pietà lasciando. AzzoNE II figliuolo di quel primo Azzone, valoroso guerriero e di prudente accorgimento, difensore della romana Chiesa, come lo fu della libertà romana quel divino Scipione, vincitore di Annibale, domatore di Cartagine, e liberatore d’Italia; dell’insolentissimo Federico secondo, che per ben trent’anni travagliò la Chiesa romana, come nei tempi antichi quel battagliero Annibale la repubblica romana, nel corso di sedici anni a tutta possa assalendo, dopo le vittorie vincitore anche più potente, in gran parte, abbattè la tremenda