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166 | i n f e r n o v. | [v. 79-108] |
condo Virgilio nel sesto dell’Eneida; ma secondo la sacra Teologia tra li dannati est summum odium, come tra li beati è somma carità. Ma finge l’autore per mostrare che sono ostinati nel peccato, et allegoricamente per quelli del mondo. Et è notabile che ciascuno per quello che li piace, pregato, s’inchina più a compiacere che se fosse pregato per altro. E questo veggiamo che osservano li poeti inducendo li giuri, e li scongiuri farsi sempre per quelle cose, che l’uomo più ama.
C. V — v. 79-87. In questi tre ternari lo nostro autore dimostra come, avuta licenzia di Virgilio, elli chiamò quelli due de’ quali disse di sopra, ch’avea desiderio di parlare con loro, e fa tre cose: chè prima pone come li chiama; nella seconda pone la similitudine del loro venire alle colombe, quivi: Quali colombe ec.; nella terza adatta la similitudine, quivi: Cotali uscir ec. Dice adunque prima: Si tosto come il vento; che menava quelle anime, a noi; cioè a me Dante, e Virgilio, li piega; cioè quelli due de’ quali disse di sopra, Mossi la voce; io Dante, dicendo: 0 anime affannate. Erano1 della pena che sosteneano, secondo la fìzione dell’autore, la qual pena fu dichiarata di sopra. Venite a noi parlar, s’altri noi niega; cioè se non v’è vietato. Quali colombe, dal disio; cioè dal desiderio de’ figliuoli che ànno lasciati nel nido, chiamate. Questo disio si pone per lo istinto naturale. Con l’ale alzate e ferme. Veggiamo spesse volte le colombe volare sanza battere alie. al dolce nido Vegnon per l’aere; dal voler portate. Nelli animali sanza ragione, non è volontà propriamente2; ma ponsi quivi la volontà per lo istinto della natura. Cotali uscir; quelli due ch’io chiamai, della schiera, ov’è Dido; cioè nella quale era Dido, della quale fu detto di sopra, cap. v. A noi venendo per l’aer maligno; che era in quel cerchio secondo. Si forte fu l’affettuoso grido; col quale io li chiamai. Quasi dica: Sì grande affetto mostrai nel forte chiamare. E qui non à altra esposizione.
C. V — v. 88-108. In questi sette ternari l’autore induce a parlare l’uno di quelli due spiriti chiamati, e fa due cose, perchè prima pone lo acquistamento della benivolenzia che finge l’autore che faccia nello esordio quella che parla; nella seconda pone la sua narrazione dopo l’esordio, quivi: Siede la terra ec. Dice adunque prima nello esordio: 0 animai grazioso e benigno. Qui parla a Dante uno di quelli due spiriti che furono chiamati da lui, dicendo lui essere animale grazioso, però3 sanza grazia non era che elli andasse