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[v. 130-144] | c o m m e n t o | 141 |
dubitare come l’autore lo pone nel limbo. A che si può rispondere, che poi che la Chiesa non à determinato che sia, come dice, santo Girolamo, ognuno può tenere di Seneca come li piace; e perchè al nostro autore parve che Seneca mancasse da la fede, perchè non si fece battezzare, però lo pone qui nel limbo. E morì Seneca datoli da Nerone che si eleggesse la morte1, in uno bagno d’acqua calda, aperte le vene per le quali perdette tutto il sangue, e di ciò non si potè cassare2, volendo dare tutte le sue ricchezze a Nerone, pensando che Nerone lo facesse per avarizia; sicchè possiamo dire che, benchè li fosse data la elezione, non potea campare che non morisse. Questo Seneca fece molto belle opere, come l’epistole a Lucillo, le declamazioni, de’ benefici, de clementia, de ira, e molti altri libri; delle tragedie si dubita, se le facesse elli3 o altri. Euclide geometra. Costui fu grandissimo filosofo, e molto valse nella scienzia della geometria, sì che ne fece libro, et è la geometria arte delle misure. e Tolomeo. Costui fu re d’Egitto; cioè d’Alessandria, grandissimo filosofo, et astrologo perfetto, come testimonia Cassiodoro nel suo libro delle epistole, e fece libro d’astrologia. Ipocrate. Questo Ipocrate fu greco, principe de’ medici e primo trovatore della medicina, come testimonia Galieno; Cioè che la recò in ordine, e benchè molti ne avessono scritto innanzi, pur niuno n’avea scritto tanto ordinatamente, e fece più libri nell’arte della medicina, come sanno li medici. Avicenna fu saracino e fu di Spagna, e fu re di Saracini, e fu nelli tempi d’Averrois, che fece il commento sopra tutti i libri d’Aristotile. Questo Avicenna fu ammaestratissimo nella scienzia naturale e nella medicina, e dichiarò lo secondo libro di Galieno e fece ancora in medicina più libri. e Galieno. Questo Galieno fu di Grecia, e tanto famoso nella vita, che la fama sua venne infino a Roma, et a lui fu appropriato questo nome, come a medico, e fece più di cento volumi nell’arte della medicina, de’ quali appena se ne trovano ix. Averrois che il gran commento feo4. Averrois fu uomo saracino, il quale commentò tutti li libri d’Aristotile, e però dice l’autore che feo; cioè che fece il gran commento.
C. IV - v. 145-151. In questi due ultimi ternari et uno verso il nostro autore pone la sua escusazione et il processo più oltre, e però à due parti; prima pone l’escusazione; nella seconda continua
- ↑ C. M. la morte, et elesse voler morire in uno bagno
- ↑ C. M. non si poteo cessare,
- ↑ Delle tragedie pare fosse autore uno de’ tre figliuoli di Seneca, nominato pur egli Seneca. E.
- ↑ Averois sebbene commentasse Aristotile, professò dottrine opposite al greco filosofo, onde i commenti di lui non furono in molto credito appo degl’Italiani. Qui dunque il gran commento potrebb’esser anche detto con ironia. E.