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   136 i n f e r n o   iv. [v. 121-129]

trovarono le donne de’ figliuoli del re Tarquino stare in conviti, giuochi e trastulli, poi n’andarono a Collazio e trovarono Lucrezia stare con le sue serve a filare con grandissima onestà. Allora fu data la vittoria a Lucrezia dell’onestà sopra le nuore del re Tarquino, e tornatisi nel campo, dopo certi dì Sesto figliuolo del re, innamorato di Lucrezia, sì per la sua bellezza, e sì per la sua onestà, andonne a Collazio e ricevuto da Lucrezia onorevolmente, come figliuolo del re e dopo la cena menato nella camera a dormire, quando li parve tempo andossene alla camera di Lucrezia et apertala per forza, entrò al letto a Lucrezia quando dormiva, e col coltello ignudo in mano, e postali la mano in sul petto disse: Taci, Lucrezia, io sono Sesto figliuolo del re Tarquino, et ò il coltello ignudo in mano, se gridi, io t’uccido. E svegliata Lucrezia, et eleggente innanzi di morire che fare la volontà sua, fu presa dalla vergogna della infamia: imperò che non avendola potuta vincere con minacce, nè con lusinghe aggiunse che ucciderebbe lei e lo servo insieme, e direbbe che li avesse trovati in adulterio, e perciò li avesse morti: et allora vinta Lucrezia per paura dell’infamia consentì, per viver tanto che ciò potesse manifestare. Venuta la mattina et andato via Sesto, Lucrezia mandò subito per lo marito nell’oste, e per lo padre che era a Roma che venissono con li loro fedeli amici tostamente: imperò che era avvenuto uno grandissimo e gravissimo caso. E venuto Collatino marito, e Valerio padre, e Lucrezio e Bruto congiunti a lei, trovarono Lucrezia nel letto inferma per lo dolore, e domandato Collatino Lucrezia, se le cose erano salve, Lucrezia rispose che no, aggiugnendo che non può essere salva la donna, perduta la castità. E chi vuole più distesa questa istoria cerchi nel Tito Livio nel predetto luogo. Ma in somma Lucrezia s’uccise in presenzia del padre, Valerio, e Bruto suo zio, e di Collatino suo marito e di Lucrezio suo parente, dicendo che ben che fosse libera dal peccato, perchè non avea consentito, se non con proposito di morire, non liberava il corpo ch’era maculato, dalla pena e che non volea che niuna donna vivesse non casta ad esemplo di Lucrezia. Giulia. Questa Giulia fu figliuola di Giulio Cesare e moglie di Pompeo Magno, la quale, come dice Valerio nel quarto libro, capitolo De Amore coniugali, essendo gravida, vedendo arrecata a casa la veste di Pompeo, macchiata di sangue, spaventata temendo che Pompeo fosse stato morto, cadde in terra tramortita e disertossi del parto, e di ciò parve che morisse e fu la sua morte danno di tutto il mondo: imperò che, se fosse vivuta, non sarebbe stata la discordia che fu tra Cesare e Pompeo. Marzia. Questa Marzia fu moglie dell’ultimo Catone, la quale, poi ch’ebbe avuti di lei figliuoli, la diede per moglie ad Ortensio il quale non avea figliuoli, acciò che di lei n’avesse, volendo