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IL A Lorenzo de’ Medici: da San Cassiano, 8 settembre 1479. (Archivio di Stato di Firenze. Carteggio Mediceo avanti il Principato, XXVI, 257); ediz. M. Morici, Per un decennio della vita di Pand. Coll. (1477-87), Fano, Montanari, 1901 (estr. da Le Marche , I, fase. 1-2), pp. 15 - 6 . Il «signore» di cui si parla nella lettera è Costanzo Sforza, signore di Pesaro, chiamato poco tempo prima da Lorenzo de’ Me- dici al comando delle milizie fiorentine (cfr. G. Canestrini, Do- cumenti per servire alla storia della milizia italiana dal XIII se- colo al XVI, in Arch. stor. ital., serie I, XV (1851), pp. lxxxiv sgg., 206 sgg.) e ai servigi del quale il Collenuccio si trovava da due anni in qualitá di Procuratore generale. La lettera (come le altre che seguono) è prova delle cordiali relazioni stabilitesi ormai sal- damente fra l’umanista marchigiano e il Magnifico: al quale ap- punto in questo tempo, il Nostro dirigeva il sonetto: «Qual di aconito venenoso ardore» della su citata Tenzone su Amore e Fortuna. E veramente Pandolfo godè tutto il favore di Lorenzo, il quale non tralasciò mai occasione di dimostrargli «lo amore intrinseco e singolare» che gli portava: cfr., oltre gli scritti di G. S. Scipioni che citerò piú avanti, C. Frati, Le traduzioni ari- stoteliche di G. Argiropulo ecc., in La Bibliofilia, XIX, (1917-18), p. 17 e G. B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano, Hoepli, 1928, pp. 23, 55 n 82. III. Allo stesso: da Venezia, i° agosto 1487. (Arch. di Stato di Firenze. Med. a. P., XL, 121); edizz. M. Morici, Per un decennio cit., pp. 29-30; G. S. Sci- pioni, Quattro lettere di P. C. da Pesaro, Ascoli Piceno, Cesari, 1904, pp. 12-3. Allo Scipioni, che fu il primo a segnalare questa lettera nel Giorn. Storico, XI (1888), p. 427 e n 2, parve che in essa Pan- dolfo esprimesse al Magnifico il desiderio di uscir presto dal servizio di Giovanni Sforza; ma effettivamente ormai (come il Morici mise in chiaro) egli non faceva piú parte della corte sforzesca, e trovavasi invece al servizio, come oratore e procura- tore, del signore di Camerino, Giulio Cesare Varano, allora gover- natore generale di tutte le milizie della Repubblica di Venezia: cfr. anche P. Negri, Milano, Ferrara e Impero cit., p. 444, «3. Dall’ultimo capoverso della lettera risulta che la sua missione presso la Serenissima volgeva ormai al suo termine; ed egli cer-