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De queste cose ne ho fatto menzione nel memoriale quale ho portato da Ferrara, e tocco li capi de le cose, si che vui et ogni avvocato facilmente intenderá el bisogno. Avete dunque a star forte a le sentenze e protestare che non partite da quelle, e queste altre cose dedurle ad abbondante rasone, e protestando sempre che non dobiamo esser defraudati. Resta solo che la Ec- cellenza del signor nostro messer Gioanne commetta iusticia, si corno ha promesso al signor marchese e a mi in le sue littere et a iudici non suspetti, ovvero la commetta de fòra a savi. Per vostra fé, non lassate perdere queste cose, che sono li alimenti, e iusti, de vui poveri figlioli ! Circa le terre che tien Pier Francesco da Barignano e con- sorti, avete le rason pronte et espedite: laudo che vogliate re- cuperarle. Resteria a parlare del sesto de la dote de la Camilla e de la vigna de Monticelli. Io era venuto per adoprare anche questa cosa: la mia disgrazia non l’ha permesso! Non so dir altro, se non che per via de li frutti de quelle mie possessione, o per qual- che altra via, che se faccia men male che se po’ a la ereditá. Vui, Pier Giorgio e ser Alessandro, teneramente e da bon fratelli tra vui ve componite, e questo ve prego con lacrime e con le man gionte, e sopra tutto prego vui, ser Alessandro, che demostrate in questo caso d’esser bon ciò a li mei figlioli et a la Camilla e a quelle sue gentile e tanto care figlioline, che sono nostra carne et altre piú strette non n’avete. Cosi ve prego e supplico con le mane in croce e con lacrime! Non me occorre altro che dire in questa angustia che io me trovo, se non ricomandarme a Dio e Madonna e li santi soi, e ricomandarme a le orazioni de tutti vui, e pregar Dio che ve dia felicitá in l’uno e l’altro mondo.

E prego con tutto el core vui, Pier Giorgio e ser Alessandro, che questa mia disposizione ve sia recomandata, e madonna Lau- retta, e li mei poveri figlioli.

De questa scritta ovver memoria e voluntá, ve prego ne fac- ciate tre copie: una sia appresso de vui, l’altra mandate a ma- donna Lauretta, l’altra tenga messer Annibaie.

A ti, messer Annibaie, figliol mio diletto e benedetto perché sei sacerdote e pòi aver modo da viver da per ti, che prima l’anima mia ti sia ricomandata; poi tutti questi toi fratelli le- ghimi e non legitimi te siano ricomandati. Aiutali a far bene e