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in Corte ne la camera del quondam signor Gioanne. Fece la in- trata molto solenne (per quanto mi riferirono questi mei che v’erano) e con grande ordine e numeroso de cavalli e de fanti de la guardia sua. Io la sera medesima li feci intendere la venuta mia, espettando audienza ad ogni comoditá de sua Signoria. Circa due ore de notte me mandò el signor Ramiro e el magiordomo a visitare e intendere con molte onorevole parole e se io era bene alloggiato e se me mancava cosa alcuna in tanta moltitudine, con dinne ch’io posasse, ché’l di sequente me ascoltaria. Mercore mattina a bona ora me mandò a presentare un gran sacco de orzo, una soma de vino, un castrone, otto para de capponi e gal- line, due gran torce, due mazzi de candelotti e due scattole di confetti, con onorevole ambassata. Né mi détte però audienza, se bene mandasse a fare escusa, e ch’io non me maravigliasse. La casone fu perché se leva de letto a le 20 ore, e levato desina. Andò poi in Rocca, e li stette insino a notte e tornò stracco per un tencone, ovvero ango ch’el ha.

Oggi corno ebbe desinato, che era circa le 22 ore, me fece introdurre per el signor Ramiro; e con molta dimestichezza et ottima cera, per la prima comenzò Sua Signoria a fare escusa de non me avere potuto odire èri, per le occupazione in la Rocca e per la indisposizione di quel suo tencone. Passati questi primi rasonamenti, avendo io restretto l’ambassata mia in recomandare, visitare, congratulare, ringraziare e offerire, Sua Signoria (quale veramente molto ben compone sue parole) a parte a parte e co- modissimamente respose: dicendo in summa, che cognosciuta la prudenza e bontá de Vostra Signoria, lui sempre ve ha amato e avuto desiderio aver pratica con Vostra Eccellenza, e che quando ella fu a Milano, Sua Signoria ne ebbe voglia, ma quel tempo e quelle facende che allora correvano, noi permisero. E che ora che ’l veniva a le bande de qua, seguitando pur questo suo desi- derio, per un principio e demostrazione de l’animo suo e per demostrarvi che ve era figliolo, se era messo a scrivervi quella let- tera de’ progressi soi, tenendo certo che Vostra Signoria ne avesse ad aver piacere: e che ’l simile faria ancora per lo avvenire, perché desiderava aver piú intrinseca amicizia con la Eccellenza Vostra, et a quella offeriva ogni sua facultá e tutto quello poteva, e che in ogni occurrenza Vostra Signoria ne vederla li effetti. E che io lo recomandassi assai a quella, perché ve averia per fratre: ren- graziando ancor Vostra Signoria de la resposta aveti fatto per