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sangue e parla largo. E 1 se ne fa quello che Tomo vòle. — E al fine anche lei me denota che per certo aria creduto che in queste cose de la dote de la Francesca e del suo mobile, Vostra Magni- ficenza avesse un poco sforzato el potere: e finché la cosa stava cosí, parea quasi che Vostra Magnificenza désse sentenza del torto che avesse sua figliola e occasion di parlare etc. Ho voluto anche significar questo a Vostra Magnificenza, perché comprendo che per questa materia messer Gioanne abbia ancora (oltra l’affezion paterna) la battaglia domestica.

E per raccoglier tutto per quanto so e cognosco de la natura e modi de sua Signoria, io tengo sia una pura veritá quello che dice messer Gioanne del bono animo a la commune salute de le persone e stati vostri (corno in l’altra lettera); ma comprendo anche questo, che se Vostra Magnificenza potesse aggiongere questo beneficio de questa dote e queste robbe, che una tale ami- cizia non seria in Italia, e se conciliariano li maschi e le temine e in sino a li gatti de questa casa. E non se porria dire el frutto ne seguiria.

Ora, con bona grazia de Vostra Magnificenza, voglio dir qui un poco del mio, con quella securitá e libertá e veritá, che la natura mia e la consuetudine con vui e la grazia ch’io ho con Vostra Magnificenza me permette: non per dar ricordo né consi- glio, né per parer savio, ma per bene da ogni banda, ché sapete quanta obligazione e quanta speranza ho con Vostra Magnificenza. Laudaria in summa che, con quel modo che sa e po’ Vostra Ma- gnificenza, el se contentasse tutta questa famiglia de questa dote e cose de madonna Francesca. Qui non se pò persuadere in modo niuno che Vostra Magnificenza non possa in Faenza (e mas- sime in questo caso) tutto quello che la vòle: e ogn’omo se per- suade et hanno per esploratissimo che la Vostra Magnificenza, quando vòle, sappia. E tutti dicono che séti ben savio, e che in tutte le cose, e in le maggiori de queste, vui el dimostrate; e che vui conducete in Italia ciò che volete e che saperiste ben anche adattar questa cosa piccola con quelli de Faenza, a chi se dá immeritamente reputazione etc. Dico cosí: che dove de la mente de questa casa e de questo stato non se possa trarre che vui non siate savio e potente, resta che non possino cre- dere altro, se non che Vostra Magnificenza non voglia. Non saprei dir piú oltra, se non per mi pregare che, se via ce fusse, Vostra Magnificenza compiacesse tutta questa brigata de questa