Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/277

     Ma dal tardare un argumento piglio,

che come savio uom, vecchio e saputo,
tutto dee fare con matur consiglio.
     A me mi par mill’anni sia venuto,
pel gaudio e pel contento del signore:
allor son certo che sera compiuto
     il desiderio tutto del suo core.

SCENA VI

Iacob dice a li figlioli:

     Fate prima inviar tutti li armenti,

poi carri e some con le balle e casse,
poi vittuaria e li altri fornimenti;
     appresso questo le carrette basse
con le donne e fanciulli, e l’altra gente
da lor non si discosti né li lasse.
     Andate pur però suavemente
e non in fretta, quasi in aspettare
fin ch’io non dica: — Andate prestamente. —
     A voi qui non incresca dimorare,
ché al pozzo voglio andar del giuramento:
qui vi starete infin ’al mio tornare.
     O Dio de’ padri mei, che mal contento
da te partir non lassi chi in te spera,
prego dii lume al mio proponimento.
     Tutto il mondo è menzogna et è sol vera
la tua parola, ond’io m’inclino e vólto
a la tua maiestá pura e sincera.
     Mostra sopra di me tuo sacro volto,
si come pare a la tua sapienza,
tal che rimanga il mio pensier risolto.
     Il mio diletto Isep, la cui assenza
tant’anni ho pianto, e morto l’ho tenuto,
or mi chiama in Egitto a sua presenza.