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     A ognun di quei ebrei, come fu gionto,

signor, lavammo i piedi et assettammo
li asini lor con biada senza conto.
     E lor persone bene accarezzammo,
et è il convito in ordine a tua posta,
qual magnificamente apparecchiammo.
Ioseph.   Or, poi che l’ora del mangiar s’accosta,
andiamo a casa, e tu va’, corri inanti,
fa’ ch’ogni cosa i’ trovi ben disposta.
Abed.   Il signor viene, andate tutti quanti
al vostro officio, perché ’l vói mangiare:
guardate a non errar, voi soprastanti!
Ruben.   Noi servi toi venimmo ad adorare
tua maiestá. Signor, questi presenti
preghiamo che ti piaccia di accettare.
     Giá sappiami che non son convenienti
a tua grandezza, ma son per un segno
di fede, che ti siamo obedienti.
     Accettali, signor bono e benegno,
che ’l grande Dio del ciel sempre conservi
e Faraone e te, con tutto ’l regno.
Ioseph.   Non voglio sia tra noi nome di servi.
Questi presenti accetto di bon core:
disponete di me senza riservi,
     perché disposto son di farvi onore.
Ma ch’è del padre vostro? È ’l forte e sano?
Ha’l ancor de le membra il suo vigore?
Ruben.   Sano è il tuo servo, nostro padre, e piano
si sta, come li vecchi, e vive ancora.
Avendo noi, tu hai sua vita in mano.
Ioseph.   E questo è ’l fratelletto, quale allora
mi diceste d’aver, che minim’era?
Ancor lui sia venuto in la bon’ora.
     L’eterno Dio, per sua clemenza vera,
figliol mio, ti conservi in sanitate
e dia felicitá ferma e sincera.