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Simeone.   Stu dici pur il ver, ma male agevole

mi par quello che dici, e aver tal sorte
a un misero non par sia convenevole.
Mascone.   Non potria quel ch’è fatto alcun mai tòrte:
ma sta’ sopra di me, che i toi fratelli
presto rivederai, fa’ ti conforte.
Simeone.   Gran piacere a vedermi aranno anch’elli.
O Dio, tal grazia presto mi concedi,
ché ho portato pur troppo flagelli!
Mascone.   Deh, guarda un poco lá, se tu li vedi,
e se son dessi. Io non dico bugia:
un’altra volta a chi il ver dice, credi.
Simeone.   O dolci mei fratelli, o compagnia
tanti mesi da me si desiata!
Ora è tornata l’allegrezza mia.
     Che è del nostro bon padre e de l’amata
mia donna e mei figlioli e vostri ancora?
Come sta bene tutta la brigata?
Ruben.   Tutti del corpo sani erano allora
che ne partimmo, ma di mala voglia,
vedendo noi fratelli tutti fòra.
     Parlarem poi: ma non so che dir voglia
questo condurci in casa del signore:
per certo ho nel mio cor sospetto e doglia.
     Poi che i dinari (e non fu nostro errore)
nei sacelli ritrovammo, mai da poi
la paura si è tolta del mio core;
     sospetto che con questi modi soi,
per quei dinar, non voglia in servitute
condur li asini nostri et ancor noi.
Iuda.   Questi egizi fúr sempre gente astute:
anch’io ne temo, e però supplichiamo
questo dispensator che lui ci aiute.
     Patron, che tu ci ascolti ti preghiamo.
Noi venimmo in Egitto l’altra volta
per comperar del gran, ché non n’abbiamo.