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     Zoppo ancora dal piede mi facesti,

quando il nervo toccasti de la cossa,
e tutto per iustizia permettesti.
     Ti ringrazio, Signor, quant’è mia possa,
ma ben ti prego ch’or tu sii contento
prima ch’io mòra, che allegrar mi possa,
     e mi tragghi d’affanno e di tormento,
e sani e salvi i mei figliol mi rendi:
ascolta con clemenza il mio lamento.
     Dir non bisogna a te quel che tu intendi:
ti ricomando in fin la mia vecchiezza,
e i mei figlioli nel tuo amore accendi:
     dammi, Signore, in fin qualche allegrezza.

SCENA Vili

Nabuch, Ioseph.

Nabuch.   Son tornati, signor, quei cananei,

che ’l fratello lassáro qui in prigione,
e a chi i dinar nei sacchi lor rendei.
     Stan, come vedi, lá in attenzione:
se vói ch’io li conduca a tua presenza,
li farò intrar con tua commissione.
Ioseph.   Io li ho veduti ben, ma l’audienza
non la voglio dar qui. Nota pur bene
quel ch’io ti dico e fa’ ’l con diligenza.
     So ben ch’a lor notizia non perviene
quel ch’ora io parlo in lingua egiziana,
si che fa’ pur quel che ’l mio dir contiene.
     Fagli accoglienza graziosa e umana,
menali in casa nostra ad alloggiare,
guarda non li trattar da gente estrana.
     Fa’ ch’abbin li lor asin da mangiare;
e voglio a mezzodi fargli un convito:
fa’ ’l con ogni splendore apparecchiare.