Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/244

     Da forza vederai che l’è processo

il lassar Simeone, e che gli è via
d’averlo presto, come intendi appresso.
     Quel che tiene in 1 ’ Egitto signoria,
subito che ne vide a sua presenza,
ci parlò crudo e con cera aspra e ria,
     e disse:—Io vi conosco a l’apparenza
che séte esploratori —, e per tre volte
che fussimo spion die’ per sentenza.
     Noi replicammo con parole molte
ch’omini erám di pace e non ribelli,
con le menti da insidie in tutto sciolte;
     e ch’éramo ben dodici fratelli,
tutti d’un padre nati veramente,
da fame spinti, pover’ meschinelli;
     e ch’un non gli era piu, l’altro sequente,
minor di tutti, in terra cananea
era con te rimasto certamente.
     Cosi tra noi di ciò si contendea,
e lui rispose, che volea provare
se l’era il vero quel che si dicea,
     e disse: — Andate pur a comperare
del gran quanto bisogna, e ritornate
con esso a casa, pel vostro mangiare;
     ma un di voi convien che qui lassate,
che per ostaggio stia, fin che ’l minore
vostro fratello qui voi mi menate.
     In questo modo, qual tengo il migliore,
conoscerò se séte omin di pace,
e se tra voi gli è alcuno esploratore.
     Cosi ’l vostro parlar terrò verace,
e l’ostaggio averete a vostra posta,
e tór de l’altro gran quanto vi piace. —
     La cosa a ponto sta com’io l’ho esposta:
per questo li rimase Simeone,
qual n’aspetta in prigion con la risposta.