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     Per trar l’Egitto di miseria e affanno

Dio ci mandò questo gentil soccorso,
si come stimo, et ora è giá il nono anno.
     Qualunque a lui per grazia fa ricorso
non torna in vano, et io l’ho ben provato.
Ma voglio andare al destinato corso,
     a far quel che da lui mi è comandato.

SCENA Vili

Iacob, Ruben con li altri fratelli.

Iacob.   Figlioli mei, vedete in quanti affanni

ci tien la carestia, con quanti stenti
per fame abbiam passati giá dui anni!
     Et oltra il danno e li altri mancamenti,
senza dubio ne segue ancor vergogna,
     ché parem poco accorti e negligenti
(et è pur vero, senza dir menzogna),
essendo tutti sani e ben gagliardi,
     a non far provvigion, quando bisogna.
Si vói che abbiamo i debiti riguardi,
e però ognun di voi si metta in ponto,
     perché non siate a quel ch’io dico tardi.
Ho inteso certa nova in questo ponto
che in Egitto è frumento in abundanza,
     e con denar ne vendeno a bon conto.
Procurate d’andar con ogni instanza
voi diece ne l’Egitto a comperarne,
     e con prestezza, senza far piú stanza;
ché meglio è con disagio colá andarne,
che veder voi con me, vecchio meschino,
     per fame, de la vita al fin disfarne.
Con me rimanerá sol Beniamino,
però che ancor d’etade è garzonetto,
     che alcun mal non patisse pel cammino.
P. Collen uccio, Opere -11. 15