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     E per piú dimostrar ver’ te il mio amore,

questa collana d’oro al col’ ti pongo,
che autoritá ti dia col mio favore.
     Un’altra cosa per piú fama aggiongo:
perché s’intenda la tua prefettura
da tutto Egitto appresso e ancor da longo,
     nel mio carro regai posto in altura
voglio per la cittá vadi girando,
con lieta fronte, nobile e secura;
     e inanzi un banditor vadi gridando
che ciascun s’inginocchi a tua presenza,
tua dignitá ad ognun significando.
     Cosi, ministri mei, con diligenza
fate eseguire questa mia intenzione,
che ogn’om intenda ben la sua eccellenza.
     Or odi, Isepe, io sono il Faraone,
ma per l’Egitto mai né piè né mano
moverá alcuno senza tua visione.
     E voglio, acché ’l tuo nome sia piú piano,
che in lingua egizia nostra sii chiamato
Del mondo salvator, nome soprano.
     E vo’ che di moglier sii accompagnato,
che figliola será del sacerdote,
che ’n la terra del Sol tiene il primato.
     Piglia adunque l’imperio e fa’che note
che intendo ’a la tua gloria, e tu il mio regno
d’affanno e fame e carestia riscote.
Ioseph.   Sacratissimo re, so ben che degno
di tal grado non son, né mia bassezza
presume di mirar tant’alto segno.
     La nova elezion de la tua Altezza
degno forsi mi fa, benché non sia:
questa è sol opra de la tua grandezza.
     Prego l’autor di questa monarchia,
ch’io corrisponde a questo tuo concetto
che di me fai, in grazia sua mi dia.