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     Non bisogna dir piú: nissuna via

di dotti o indivinanti ci è mancata,
per consultar questa tua fantasia.
     Quando la cosa abbiam ben disputata,
tutti d’accordo in fin ti concludemo,
che questa vision dai dèi ti è data,
     i secreti dei qual noi non vedemo:
e però concludendo ti diciamo
che dichiarar tuo insomnio non sapemo.
     Di questo, o sacro re, ben ti preghiamo:
che a la nostra ignoranza tu perdone,
e da noi vogli quel che noi possiamo.
Faraone.   Conviene ad un’aperta confessione
ch’un faccia d’impotenza e d’ignoranza,
qualche indulgenza o qualche remissione.
     De la dottrina vostra ebbi speranza
poter trar frutto, e poi ch’io so’ ingannato,
altro per ora a dirvi non mi avanza.
Coppi ero.   Signor, Ioseph si è stato liberato
et è qui. Se ’l ti piace il farò intrare:
spero che non invan será chiamato.
Faraone.   Fa’ presto, fai qui in mezzo appresentare.
Non vi partite, ché in vostra presenza
io voglio questo ebreo interrogare,
     e sopra il somnio udirò sua sentenza.

SCENA VI

Ioseph e i predetti.

Faraone.   Veduto ho certi insomni, e non è alcuno

che li dichiari, ancor che sia dottissimo,
et honne dimandato qui a ciascuno.
     Intendo che tu sei sapientissimo
in ben conietturare ogni visione:
se me li spiani, mi será gratissimo.