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     Dui famigli del re, che drento sonno,

costui non cessa mai di confortarli,
e non è ancora un mese che qui intronilo:
     Cosi li altri, mai sta di rinfrescarli.
In summa, è un santo: e se mai ’l lassarò,
serò contento un tanto piacer farli,
     ma per il mio interesse io rimarrò
di sua partita molto sconsolato,
ché simil omo mai piú trovarò.
     Nondimen prego Dio sia liberato.

SCENA XI

Ioseph, COPPIERO, PlSTORE.

Ioseph.   Che avete voi, fratei, che cosí afflitti

vi vedo stare assai piú de l’usato?
Parete dal dolor tutti trafitti.
Coppiero.   Noi dicevam che abbiamo insomniato
questa notte un insomnio ognun di noi,
e non avem chi ’l dica interpretato.
Ioseph.   Interpretare non sapete voi
che Dio mi fa ciò che il somnio dimostra?
Narratemi l’insomnio tutti doi.
Coppiero.   Forsi che chiarirai la mente nostra.
io serò il primo a dir mia visione:
car mi sera saper quel ch’ella mostra.
     Vedea una vite ben di sua stagione
che tre rami gittava, in cui nasceano
11 occhi e le foglie e i fior, con sua ragione.
     E dappo’ i fior le uve si vedeano
nascere e maturarsi, e le mie mano
di Faraon la coppa riteneano.
     Cogliea l’uva matura a mano a mano,
e còlta in quella coppa io la spremea,
cavandone il suo mosto chiaro e sano.