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SCENA IX

Assamberch, Asappo e Ioseph.

Assamberch.   M’ha mosso a lacrimar questo garzone,

per la sua pazienza e sua maniera,
che mai simil ne fu in la mia prigione.
     E per quanto dimostra ne la cera,
credo per certo che lui sia innocente,
e questa stanza giá da lui non era.
     Ma vedo venir qua di molta gente,
che dui qua drento menano ligati.
Non pò star vóto il career per niente!
Asappo.   Questi, Assamberch, che noi t’abbiam menati,
uno è colui che serve a Faraone
di bicchiero e di coppa, e a lui son dati
     tutti quelli altri che han tal condizione,
perché è preposto a loro e al re dar bere:
tei consegnami di sua commissione.
     Quest’altro è lo pistore et ha in potere
tutti i pistor del re. Te i presentiamo,
dice il re che li debbi ben tenere.
Assamberch.   Intrate drento, acciò che ve diamo
il vostro loco. Isep’, acconcerai
come ti par questi pregion che abbiamo:
     quel loco li darai qual tu vorrai.
Fa’ tu, che a questa cosa sei preposto,
ch’è certo e fermo quello che farai.
Ioseph.   Fratelli, in questo loco anch’io son posto,
Dio sa perché! Mi dòl del vostro caso:
di farvi cosa grata io son disposto.
     In simil lochi non si sta con aso,
ma se lo portarete in pazienza,
in qualche parte arete men disaso.