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     E subito la via prese a le porte,

il mantel ch’io tenea stretto lassando,
il quale è questo. Or vedi se ’l comporte!
Putifaro.   O Putifaro, or vatti mo fidando
in dare a un servo giovin potestade,
che poi mi vada si vituperando!
     Io laudo, moglie mia, la tua onestade
e la fede e l’amor che tu mi porti:
ma ne farò vendetta in veritade.
     Non lacrimar, ma fa’ che ti conforti.
Lassa il pensiero a me, vivi secura,
non creder che tal cosa mai sopporti.
     Andate, o fanti mei, senza paura,
prendetelo, e partitevi in due parte,
che non vi scampi: abbiate bona cura.
     Ligatel ben con qualche bone sarte,
et in quel career fate ch’el sia posto,
ove i pregion del re stanno in disparte.
     Andate e fate ’l presto, io son disposto
ch’el stenti, fin ch’el vive, in prigionia,
si come d’esaltarlo avea proposto.
     Sta’ pur di bona voglia, o moglie mia,
tu hai fatto quel ch’è di donna pudica.
Intriamo in casa, e piglia vigoria,
     com’altra donna d’onestade amica.

SCENA VII

Ioseph, Asappo servo, Assamberch carceriere.

Ioseph.   Non ho peccato certo al mio signore,

però mi doglio, e se peccato avesse,
per il peccato aria maggior dolore.
     Queste corde crudel che mi son messe
a che cosí stringete? deh, non fate!
Credete forsi voi, ch’io mi partesse?