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Beronica.   Non è tempo star qui: ma sii pregato,

Ioseph, a amarmi, come anch’io ti amo.
Ti lasso e me ne vo col cor piagato.
Ioseph.   O summo Iddio, la tua potenza chiamo:
mantien questa mia casta opinione,
ché d’altro a tua clemenza non proclamo!
     Tu vedi quale è mia condizione
con Putifaro duca, e in quanta stima
m’ha posto in casa sua il mio bon patrone.
     Mandami, Signor mio, la morte prima
che lassarmi cascare in tal delitto:
il mio cor vedi tu che sèdi in cima.
     Non sono in Canaán, sono in Egitto,
tra gente qual tu sai: leva a costei
quel malvagio pensier che in cor s’ha fitto.
     Ascolta, Dio benigno, i prieghi mei,
e con tua santa man leva in un tratto
da me la colpa e quel furor da lei.
     Ma vo’ di tutto quello ch’oggi ho fatto
farne nel mio secreto alcun ricordo,
acciò che apparer possa in ciascun atto,
     per esser col patron sempre d’accordo.

SCENA IV

Sidonia sola.

     Costor si son partiti: io vo’ tornare

per altra via qui in casa, e vo’ guardarmi
di simil cosa mai piú misticare.
     Ma assai pur posso aneli’ io maravigliarmi
del furor di costei, che l’ha si presa,
che vederla impazzir di certo parmi;
     ché fiera non è al mondo d’ira accesa,
di questa mia madonna piú rabbiosa,
quando ottener non possa questa impresa.
     P. Collenuccio, Opere -11. 13