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     Poi qui il rimena; acciò che non s’inganni,

vo’ ch’elio intenda la mia intenzione
e che se gli usi in questi soi primi anni.
     Credo, secondo la mia opinione,
che bene i mei dinari averò spesi
in questo servo, che ha discrezione:
     il suo stare, il pudore e li occhi accesi,
e le parole in lui mostrano ingegno,
e tutti i gesti soi son bene intesi.
Sesostri.   Ecco Ioseph, signor, ch’io ti consegno
al nostro modo egizio vestito:
d’esser nato fra noi certo par degno.
Putifaro.   Ioseph, io vo’ pigliar di te partito,
qual merta tua maniera e tua presenza,
perché esser da te spero ben servito.
     Però vo’ che tu intendi mia sentenza,
ché l’ammonirti non par necessario,
essendo, in quest’etá, di tal prudenza.
     Io ti deputo sol mio secretano
de’ mei concetti, e la mia grazia arai,
e vo’ che in la mia casa sii il primario.
     La robba al tuo parer dispensarai,
ministrando e servendo a mia persona:
será ben fatto quel che tu farai.
Altro non dico, perché la tua bona
natura il resto ti dimostrerá.
Ciascuno intenda quel che ’l mio dir sona,
e faccia quel che lui comanderá.