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Se lui ti piace, come i toi l’apprezza,

ché quel mercato tra noi si fará
che fia in piacere a la tua gentilezza.
Fátti in qua, cananeo. Vedi com’ha
gentil aspetto umano, e con qual cera,
da giovine ben nato, altiero sta.
Putifaro.   Bon aspetto certo ha, bona maniera,
e credo che risponda ancor l’effetto,
perché ha di nobiltá l’insegna vera.
Rispondi a noi, garzon, senza sospetto,
com’ è il tuo nome, di chi nato e donde,
e quel che saprai fare, s’io ti accetto.
Qual cagion lo ritien, che non risponde?
Non lacrimar, che se’ in loco di pace.
Perché tanta mestizia il cor confonde?
Ioseph.   (O Dio dei padri mei santo e verace,
tu intendi il mio secreto e il mio desio;
governa il mio parlar, come ti piace).
Ioseph, o duca eccelso, è il nome mio:
la patria è Canaán, mio genitore
detto è Iacob, un vecchio iusto e pio.
Se Dio vorrá ch’ io ti sia servitore,
venduto da costoro, un sol mestiero
so far, ch’è l’obedire il mio signore.
Putifaro.   Questo basta, non piú. Parlar con vero
e da prudente è questo. Ora il mercato
da mo sia fatto: non ti dar pensiero.
Sábaco, fa’ che tu abbi numerato
tutto quel prezzo che domanderanno
questi mercanti bon, ché l’han mertato.
E se bisogno d’altra cosa aranno,
non gliel negare e fa’ che sian serviti,
ché elli ancora ben servito m’hanno.
Andate, o cari mei madianiti. —
Sesostri, Ioseph vestirai di panni,
al modo che li egizi son vestiti.