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quelli di Ioseph, creder si doveano
e il dispregiarli non era ragione.
Dan. Se da cure o da vino o umor veneano,
o se ’l ciel li mandava, alcun di nui
non lo sapea, però non si credeano.
Ma per dispetto nostro el dicea lui,
e come ambizioso, avea il pensiero
farsi da me adorare e ancor da vui.
Ruben. Io non credo ch’el fusse tanto altiero,
ma ancor ti dirò questo arditamente,
che a verno errato, ancor che ’l fusse vero;
e vogliol dimostrare apertamente,
con tal ragion si chiara et efficace,
che non potrai risponderli niente.
Ascolta dunque un poco se ’l ti piace.
Di due cose fia l’una: o falsi o veri
sono li insomni, e qui la cosa giace.
Se son li insomni falsi e non sinceri,
a che curarli? a che voler punire,
che son cose da vani e da leggeri?
E se son veri, non pòi contradire
che quel che ’l ver insomnio a alcun dimostra,
prudenza umana non lo pò fuggire.
E però iniusta è stata questa nostra
congiura inverso il pover giovinetto,
che parlò puro e non a iniuria nostra.
Per questo dico che ogni gran difetto
vien da ignoranza, e non stimar le cose
secondo il vero lume d’intelletto.
Neptalin. Però che queste cose son noiose
a ricordarle, poi che fatte sonno,
non sen dica altro, tengansi nascose.
Le cose fatte ritornar non ponno,
e biasimarle mo tutta è pazzia,
poi che al principio commendate fònno.