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     Dubito, per un sol, dui non perdiamo,

e però dico il mio parere, e presto,
che tutti insieme a consolarlo andiamo;
     ché assai maggior peccato ancor fia questo,
appresso a quel che abbiamo giá commesso,
lassare il padre in caso si funesto.
     Non si de’ un mal coprir con altro eccesso,
ma reparar si de’, quanto è possibile,
e farlo lieve quanto sia permesso.
     Ch’el desidri vederci, el è credibile,
e però andiamo insieme a visitarlo
in tanto caso, che per certo è orribile.
Iuda.   Quel che dice Rubén è da lodarlo,
per trarlo di sospetto e far il debito:
e se s’ha a fare, è meglio presto farlo.
Simeone.   Si come dice Iuda, il quale io seguito,
questa cosa fará ch’ogni sospetto
da noi levando, el ci dará piú credito;
     giá lui non crederá ch’altro rispetto
ci meni a lui, che dargli alcun conforto:
pure al parer de li altri i’ mi rimetto.
Zábulon. Anch’io a fare il medesimo vi esorto,
ché l’è debito nostro, e non si neghi.
Andiam pur presto, perché il tempo è corto.
Ruben.   Andiamo adunque. Udite: ognuno alleghi
ragione che lo induchi a pazienza;
e poi a confortarsi ancora il preghi
     con qualche esemplo, con qualche sentenza.
Ciascun di noi, quanto piú pò e piú vale,
metta mano, se l’ha, a la sua eloquenza.
     Giá questa cosa è ancor ben naturale
ch’un, per savio che ’l sia, se ha passione,
bisogno ha sempre mai de l’altrui sale;
     perché non basta a intender la ragione
un che da un qualche affetto ben sia oppresso,
ma aver sòl sempre falsa opinione.