Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/174

ATTO SECONDO

Nel quale tratta come un messo, detto Sopher, portò la vesta di Ioseph a Iacob suo padre, e del lamento ch’el fece, credendosi che Ioseph fusse morto.

SCENA I

Sopher nunzio e Iacob.

Sopher.   S’io penso bene a quel che ho promesso,

di portar a quel vecchio questa vesta,
io son di male nòve un vero messo,
     perché porto imbasciata oscura e mesta;
e se Dio non l’aiuta, a me giá pare
vederlo in man di morte manifesta.
     O invidia, che nimica del ben fare
sempre mai fusti e causa di ruina
prima nel mondo, a te mi vo’ voltare!
     Tu sola sei la madre e la regina
di tutto il mal che in terra si sostiene,
di vita, fama e d’ogni ben tapina.
     Tu sola sempre affliggi l’altrui bene:
se vedi in altri sanitá e bellezza,
di questo una ferita al cor ti viene.
     Se virtú vedi in altri ovver ricchezza,
questo t’è ancor ferita in mezzo al core;
cosí se vedi nobiltá e fortezza,