Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
SCENA III
Ioseph parla solo:
col savio suo ricordo che ’l tacere
nocer non pò, né far effetto rio,
ma il parlar si; ché, spesso, a non tenere
quel che si sa, chi ’l dice, non volendo,
fa offesa a quelli a chi lo fa sapere.
Questo vói dir mio padre, ché comprendo
che alcun dal mio parlar sia forsi offeso,
ch’io noi vorria, né il so né questo attendo.
È stato in mala parte il mio dir preso,
et io per mal noi dissi, né ancor so
di che importanza sia né di qual peso.
Semplicemente io parlo e a bon fin vo,
sallo il mio corc: ma per voluntá
mai non offesi né mai offenderò.
La mia natura ben mio padre sa,
ma cosí mi consiglia perché intende
in simil cose come il mondo va;
ché chi non vòle offender, non offende
quanto è per lui, ma chi offeso si tiene,
dal suo estimare e dal suo creder pende.
Ma sai quel ch’io farò? di quel che avviene
poco curando, pronto a l’obedire,
tacendo, amando, attenderò a far bene:
e dica pur ciascun quel che vói dire!